Bari, estorsioni: sequestrati beni per 56 milioni al boss Parisi

di Redazione

Bari – I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone (5 in carcere e 6 ai domiciliari) e proceduto al sequestro preventivo, preordinato alla confisca per “sproporzione”, di beni, denaro ed altre utilità nella disponibilità, diretta ed indiretta, degli indagati per un valore complessivo di oltre 56 milioni di euro.

Le misure cautelari personali, disposte dal gip de tribunale di Bari, Francesco Pellecchia – su richiesta della locale Dda, coordinata dal pm Roberto Rossi, traggono origine dalle indagini scaturite a seguito di dichiarazioni rese da un imprenditore della provincia di Bari, vittima di minacce ed estorsione da parte di alcuni soggetti appartenenti al sodalizio criminale capeggiato da Michele Parisi, fratello del noto boss Savino Parisi, alias “Savinuccio”.

Le indagini hanno fatto emergere chiaramente come il gruppo criminale fosse dedito ad una molteplicità di attività illecite tra le quali spiccava quella estorsiva, anche con l’uso di armi, in danno di imprenditori locali operanti nel settore dell’edilizia e in quello lattiero – caseario.

In particolare, è emerso come Michele Parisi, unitamente a suo fratello Nicola ed altri indagati, costringessero numerosi imprenditori, operanti nelle zone di influenza del clan, a corrispondere somme di denaro, con cadenza periodica e in ragione percentuale ai ricavi dell’attività imprenditoriale, o ad assumere, con le mansioni di “guardiano”, persone legate, direttamente o indirettamente al clan stesso.

Inoltre, è stata accertata la sussistenza di un vero e proprio rapporto di scambio di benefici tra l’imprenditore e Michele Parisi: a fronte della “protezione” del pregiudicato barese venivano dati in cambio vantaggi economici.

L’imprenditore spesso si avvaleva della forza intimidatrice di Michele Parisi, quale appartenente al noto clan per risolvere questioni di carattere personale ed imprenditoriale.

L’intreccio di interessi ha così permesso all’imprenditore di utilizzare la forza intimidatrice di Michele Parisi al fine di imporre, con violenza o minacce, l’obbligo ad altre aziende operanti nel settore caseario, di praticare prezzi più alti rispetto ai propri con lo scopo di minare le più elementari regole della concorrenza e del mercato, nonché a Michele Parisi di venire fittiziamente assunto alle dipendenze del Caseificio di proprietà dell’imprenditore, al fine di dare “apparente legittimità” alle indebite dazioni di denaro che periodicamente venivano corrisposte e ricevere, indebitamente dall’Inps, anche una indennità di disoccupazione.

Molteplici le altre attività criminali come l’organizzazione di rapine a mano armata non consumate solo a causa di circostanze sopravvenute. Episodi di violenza quindi non realizzatisi in concreto ma sintomatici, come peraltro rilevato dal sequestro di una Beretta calibro 9 nei confronti di un soggetto colto in flagranza di reato, al quale lo stesso Michele Parisi aveva da poco venduto l’arma.

A ciò si aggiungono anche una serie di episodi legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. Infatti, come accertato dalle Fiamme Gialle di Bari, esiste una notevole sproporzione tra tali disponibilità e la capacità economica effettivamente ed ufficialmente dichiarata.

Per tale ragione, unitamente all’ordinanza di custodia cautelare, i finanzieri hanno notificato agli indagati decreti di sequestro patrimoniale, disposti in via d’urgenza dal pubblico ministero inquirente, sottoponendo a vincolo cautelare quote sociali relative a cinque società, due compendi aziendali, 11 autovetture, tre motoveicoli, 27 immobili (14 fabbricati e 13 terreni) per un valore complessivo di oltre 56 milioni di euro.

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