Prelievi fraudolenti al Bancomat: 9 arresti a Ravenna

di Redazione

Ravenna – 56 indagati, tra italiani e stranieri, e 9 arresti eseguiti: si è conclusa l’indagine denominata “Scacco al Cash” della Polizia Postale dell’Emilia Romagna, coordinata dalla procura di Bologna, a carico di un’associazione transnazionale dedita alle frodi informatiche.

Al vertice del gruppo quattro rumeni e un italiano originario della provincia di Ravenna e residente nel ferrarese, oltre a un elevato numero di partecipanti attivi nelle varie zone che comunicavano tra di loro mediante “instant messaging”, utilizzando un enorme numero di schede telefoniche intestate a soggetti stranieri, per la maggior parte di origine cinese, al fine di rendere difficile l’identificazione.

La mente organizzativa del gruppo è risultata avere sede in Romania, motivo per il quale la Polizia Postale ha prontamente allertato i collaterali organi investigativi rumeni, con il risultato della localizzazione e conseguente cattura dei principali promotori dell’organizzazione, proprio nel momento in cui questi si stavano dirigendo nel nostro Paese per seguire direttamente le fasi cruciali dell’attività criminale.

La particolare tecnica utilizzata dall’associazione è quella del Cash Trapping, una procedura fraudolenta che si realizza mediante l’applicazione di una “barretta di plastica” riproducente l’otturatore della bocchetta erogatrice del Bancomat.

La finta bocchetta cattura l’importo richiesto dal malcapitato cliente, il quale, non vedendosi erogare il denaro, imputandolo ad un guasto, si allontana pensando che la transazione non sia avvenuta, ignaro che i malviventi si nascondano nelle vicinanze per recuperare agevolmente il contante.

Con la nuova tecnica, il gruppo criminale riusciva così a realizzare un indeterminato numero di prelievi fino al totale prosciugamento dello sportello Bancomat, senza che l’Istituto di Credito avesse la possibilità di risalire all’autore dei prelevamenti.

In una sola notte si sono registrati prelievi per un importo complessivo di circa 100mila euro per ogni Atm colpito. Da un’analisi dei dati è emerso che l’attività delittuosa ha fruttato all’associazione diverse centinaia di migliaia di euro in contanti.

Gruppo Bancario Unicredit, Banca Popolare per l’Emilia Romagna, Monte dei Paschi di Siena e Poste Italiane, che sono stati oggetto degli attacchi criminali, hanno attivamente collaborato con gli investigatori predisponendo, tra l’altro, un sistema di “alert” che in tempo reale segnalava alla Polizia di Stato il prelievo fraudolento in atto. Ciò ha in effetti consentito di intervenire e trarre in arresto membri dell’organizzazione in maniera mirata e scaglionata nel tempo, senza pregiudicare l’ulteriore svolgimento delle indagini.

Dalle intercettazioni telefoniche e telematiche è risultato inoltre che il sodalizio aveva in mente di estendere il proprio campo di azione verso gli Stati Uniti. L’intervento tempestivo della Polizia di Stato, che ha individuato immediatamente la vulnerabilità del sistema, costruito e progettato in Ungheria, ha permesso altresì di bloccare ingenti perdite di denaro, nell’ordine di milioni di euro.

La tecnica fraudolenta è un’evoluzione di una modalità di frode realizzata mediante l’applicazione di una “barretta di plastica” riproducente l’otturatore della bocchetta erogatrice dell’Atm che “cattura” l’importo richiesto al sistema bancario. Il malcapitato cliente, non vedendosi erogare il denaro ed ipotizzando un guasto, si allontana consentendo ai malviventi nascosti nelle vicinanze di recuperare la somma agevolmente.

Il manufatto metallico – realizzato da artigiani specializzati, anche italiani – viene inserito nella bocchetta erogatrice dello sportello automatico, attivata da una precedente operazione di prelievo, così da poter intercettare il denaro già nella fase di preparazione all’erogazione. L’operazione viene poi “abortita” impedendo, con rivetti applicati all’estremità della carta bancomat, che il documento di pagamento venga introdotto completamente per registrare l’avvenuto prelievo. L’Atm, rilevando un’anomalia, pur avendo già predisposto l’erogazione del denaro richiesto, nel frattempo catturato dalla “forchetta” inserita, annulla contabilmente tale operazione di prelievo non addebitandone l’importo sulla carta utilizzata.

Al termine dell’operazione fraudolenta, la “forchetta” viene sfilata e con essa il denaro catturato. L’Atm “fuori servizio” dopo pochi secondi, si “resetta” consentendo, con le stesse modalità ed i medesimi strumenti, di ripetere l’operazione precedentemente descritta fino al completo esaurimento della giacenza di denaro.

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