Riforme, ok definitivo: il Senato cambia. Dissidenti in Fi e Pd

di Redazione

Roma – Con 179 sì, 16 no e sette astenuti, l’aula del Senato ha approvato la riforma costituzionale. Le opposizioni hanno disertato il voto finale: i parlamentari di Forza Italia, come anticipato da Silvio Berlusconi, e i senatori della Lega Nord, con in mano l’olio di ricino, hanno lasciato la seduta. Così come gli esponenti del Movimento 5 Stelle che hanno abbandonato mentre era in corso l’intervento di Giorgio Napolitano. Sel, invece, non ha partecipato al voto.

Dissidenti in Fi e Pd – Ma sia nella maggioranza che nell’opposizione si sono registrati alcuni dissidenti. I senatori forzisti Riccardo Villari e Bernabò Bocca hanno votato sì al ddl riforme: “In questo contesto, fare riforme anche se perfettibili è meglio che non farle”, ha detto Villari. Mentre nel Pd i senatori Walter Tocci e Corradino Mineo hanno dato parere contrario: “Voterò contro per ragioni di metodo e di merito. Il metodo: il governo non ha consentito alle opposizioni di toccar palla, ha usato una pattuglia di transfughi del centrodestra come arma di pressione per strappare un accordo alla minoranza Pd, poi ha sigillato l’intesa chiudendo a ogni modifica”, ha detto Mineo prima del voto, ribadendo: “La Costituzione non può essere affare di un solo partito”. Per il senatore Tocci è stato “scritto un testo arzigogolato come un regolamento di condominio. Dedico il mio voto contrario ai futuri riformatori della Costituzione che non abbiamo ancora conosciuto. Secondo Tocci il futuro Senato è “ridotto a un dopo-lavoro del ceto politico locale”.

M5S: “Costituzione riscritta col pluri-indagato Verdini” – “Avete demolito la Costituzione con prepotenza e superficialità e sulla base di indicibili accordi massonici. Avete riscritto la Costituzione grazie al pluri-indagato Verdini, avete avuto il coraggio di farlo diventare padre costituente”, ha detto in Aula il capogruppo M5S Gianluca Castaldi, annunciando che il movimento non avrebbe partecipato al voto.

Calederoli: “Costituzione voluta da Gelli” – “Temo che l’olio di ricino sia il prossimo futuro”, ha detto il leghista Roberto Calderoli nelle dichiarazioni di voto, sostenendo che “l’attentato alla democrazia nasce dal combinato disposto di legge elettorale e di questa riforma. Sì perché approviamo la costituzione voluta da Licio Gelli“.

Boschi e Renzi esultato su Twitter – “Semplicemente una bellissima giornata. Per noi ma soprattutto per l’Italia. Grazie a chi ci ha sempre creduto. E’ proprio #lavoltabuona”, ha scritto su Twitter il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. Anche il premier Matteo Renzi ha esultato attraverso il social network: “Grazie a chi continua a inseguire il sogno di un’Italia più semplice e più forte: le riforme servono a questo. #lavoltabuona”.

Come cambia il Senato – Il sì del Senato al ddl Boschi di riforma della Costituzione cambia tutti gli equilibri e la Camera dei deputati, referendum costituzionale permettendo, diviene il vero cuore del sistema politico italiano. Palazzo Madama perde sia poteri legislativi sia un buon numero di membri: i senatori, da 315, scenderanno infatti a 95 e saranno eletti dai Consigli regionali, con legittimazione popolare.

La Camera sarà l’unica assemblea a votare la fiducia al governo. I deputati rimangono 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi. Il Senato continuerà a chiamarsi “Senato della Repubblica” ma sarà composto da 95 eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più cinque nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avrà competenza legislativa piena solo su riforme costituzionali e leggi costituzionali. Per quanto riguarda le leggi ordinarie, potrà chiedere alla Camera di modificarle, ma Montecitorio non sarà tenuta a dar seguito alla richiesta. Se il Senato chiede alla Camera di modificare una legge che riguarda il rapporto tra Stato e Regioni, l’assemblea di Montecitorio può respingere la richiesta solo a maggioranza assoluta.

I 95 senatori saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico. I Consigli regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti; uno per ciascuna Regione dovrà essere un sindaco. Poi saranno i cittadini, al momento di eleggere i Consigli Regionali a indicare quali consiglieri saranno anche senatori. I Consigli, una volta insediati, saranno tenuti a ratificare la scelta.

I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione del Senato.

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