Falso made in Italy, smantellata organizzazione cinese attiva a “Commercity”

di Stefania Arpaia

Roma – Trentacinque imprenditori cinesi sono stati denunciati, a Roma, dalla Guardia di finanza per falso made in Italy. Gli stranieri operavano all’interno di “Commercity”, il maxi hub commerciale a Portuense, alla periferia della Capitale, dove hanno sede oltre 250 aziende.

In seguito all’indagine svolta, i militari hanno scoperto la banda del falso e hanno sequestrato, nella mattinata di martedì, quote societarie, aziende, immobili, autovetture di lusso e disponibilità finanziarie.

In una nota, i finanzieri hanno comunicato che: “Nell’operazione sono stati impiegati oltre 150 militari del II Gruppo Roma, supportati da un elicottero del Reparto operativo aeronavale di Civitavecchia”.

Il fenomeno del falso made in Italy, sempre più diffuso su tutto il territorio, sta investendo tutti i comparti a partire da quello tessile e d’abbigliamento a quello alimentare.

“All’estero – stima la Coldiretti – sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro. Il mercato mondiale delle imitazioni di prodotti alimentari “Made in Italy” vale oltre 50 miliardi di euro. In altre parole le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy potrebbero quadruplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine”.

“Siamo di fronte a un inganno globale per i consumatori – denuncia il presidente della Coldiretti Sergio Marini – che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana e che va combattuto cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto. A livello nazionale ed europeo occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari”.

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