Crimini di guerra, la Corte dell’Aja apre verifica su Israele

di Redazione

La Corte penale internazionale (Cpi) ha annunciato l’apertura di un’inchiesta preliminare sulla “situazione” in Palestina per verificare se siano stati commessi “crimini di guerra”. L’Autorità nazionale palestinese aveva presentato domanda di adesione al Cpi il 31 dicembre e il 7 gennaio il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha confermato che entrerà a farne parte dal prossimo primo aprile.

L’adesione al trattato del Cpi da parte dei palestinesi punta a ottenere il deferimento di Israele alla Corte per l’offensiva a Gaza della scorsa estate e rientra in una strategia volta a fare pressione sullo Stato ebraico, alla luce dell’impasse nei negoziati di pace. In concomitanza con l’adesione al
Trattato di Roma il presidente palestinese, Abu Mazen, aveva inviato alla Corte un documento nel quale si autorizzava la Procura ad aprire in futuro delle inchieste su dei presunti crimini di guerra commessi dopo il 13 giugno del 2014 nei “territori palestinesi occupati”.

“Lo statuto di roma non impone alcuna scadenza per prendere una decisione relativa a un esame preliminare” ha ricordato l’ufficio della Procura della Cpi: una simile procedura è già in corso in Afghanistan, Colombia, Georgia, Guinea, Honduras, Iraq, Nigeria e Ucraina.

“L’ufficio – si legge in una nota della Procura – condurrà la sua analisi in piena indipendenza e imparzialità”. “Il caso è nelle mani della Corte. Ora è una questione legale e noi abbiamo fede nel sistema giudiziario”, ha commentato Nabil Abuznaid, capo della delegazione palestinese all’Aia. L’indagine preliminare, che potrebbe richiedere anni, prevede che i pubblici ministeri valutino la forza delle prove dei presunti crimini, se la Corte sia competente e come possa essere servito al meglio “l’interesse della giustizia”. Oltre a ufficiali di Israele potrebbero finire sotto la lente della Procura anche rappresentanti palestinesi, in particolare per i lanci di razzi avvenuti da Gaza.

Una decisione “scandalosa”. Così il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ha definito l’esame preliminare della Corte Penale internazionale dell’Aja sui presunti crimini di guerra nei Territori Occupati. “La stessa Corte – ha detto – che non ha trovato motivo di intervenire in Siria dove ci sono stati più di 200 mila morti, o in Libia o in altri posti, trova appropriato ‘esaminare’ il più morale esercito del mondo in una decisione basata interamente su considerazioni anti israeliane”. La decisione dell’Anp di sottoscrivere il Trattato di Roma, che dà accesso alla Corte penale internazionale, continua ad alimentare le reazioni di Israele. Per Lieberman, la mossa fatta dal presidente palestinese, “sancisce la fine degli accordi di Oslo” (siglata fra Israele e Olp nel 1993).

Ma il ministro ha anche duramente criticato quei parlamenti che in Europa hanno votato per il riconoscimento della Palestina e ha affermato che “hanno così scritto un nuovo capitolo nei Protocolli dei Savi di Sion”. Deputati importanti nel Parlamento europeo e nei parlamenti di Svezia ed Irlanda, ha aggiunto, “hanno mentito spudoratamente”, come la Cecoslovacchia nel 1938, anche Israele “è ora abbandonato al suo destino” dall’Europa. Israele, all’indomani della presentazione ufficiale della richiesta palestinese, aveva già congelato il trasferimento di 106 milioni di euro di tasse raccolte per conto dell’Autorità palestinese nel mese di dicembre.

I palestinesi da parte loro hanno espresso soddisfazione per l’accaduto: “Nessuno stato o individuo può fermare ciò che abbiamo messo in moto, e alla fine alla verifica seguirà un’inchiesta vera e propria” ha commentato il ministro degli Esteri palestinese, Riyad al-Maliki.

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