Rischio mortalità per obesi operati, i chirurghi: “E’ minimo”

di Redazione

 Napoli. Campania in sovrappeso. Sono 50mila gli obesi nella regione che ogni giorno combattono con la morte, perchéla vita da obesi comporta grandi rischi.

Lo hanno sottolineato i medici della Società Napoletana di Chirurgia in un incontro-dibattito a Napoli sugli standard di sicurezza e la pratica clinica.

Bandite le pillole per dimagrire dai docenti di Chirurgia dell’obesità dell’Università “Federico II” che chiariscono come bisogna trattare il problema con la consapevolezza che non è solo una questione di fattori estetici ma l’obesità è una patologia vera e propria che mortifica la qualità della vita.

“Visto che troppo spesso a fare notizia è la mortalità per la chirurgia dell’obesità vogliamo lanciare un messaggio di equilibrio rispetto ai reali rischi e benefici di questa chirurgia se viene eseguita da mani esperte e in centri qualificati – afferma il professor Mario Musella, docente di Chirurgia Generale alla Federico II – e, secondo dati scientifici, il rischio di mortalità per interventi di questo tipo intorno si attesta intorno allo 0,3 per cento dei casi trattati, quindi è un dato accettabile, molto inferiore a tanti interventi di cardiochirurgia vascolare o chirurgia oncologica”.

Cosa succede nei pazienti che hanno altre patologie correlate all’obesità? “Bisogna valutare una enorme percentuale di risoluzione di quelle che sono le patologie che accompagnano il paziente obeso – aggiunge il professor Musella – come il diabete , l’ipertensione arteriosa, le artropatie da carico, il reflusso gastroesofageo, la calcolosi della colecisti, tutte patologie che hanno un beneficio enorme dal dimagrimento e che spesso portano il paziente ad abbandonare tutti quei farmaci che solitamente prende (antidiabetici e antiipertensivi) per curare questa serie di patologie correlate all’eccesso di peso”.

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Ecco alcuni datipresentati dalla Società Napoletana di Chirurgia: In Italia su 60 milioni di abitanti, circa il10 per cento è obeso, 500mila persone sono meritevoli di trattamenti chirurgici per obesità, di queste 50mila risiedono in Campania. Su 7mila interventi all’anno fatti in Italia, circa mille sono in Campania dove si registra un triste primato, è la regione con il più alto tasso di obesità infantile.

I centri specializzati con professionalità qualificate in Campania sono circa dieci ma manca un coordinamento. I medici chirurghi lamentano carenze strutturali e anche problemi sul fronte della formazione. Nei pronto soccorso ad esempio non c’è personalespecializzato in questa branca.

Ecco perché il neo direttore della scuola di specializzazione di chirurgia generale della Federico II, Francesco Milone, ha annunciato un nuova iniziativa rivolta agli specializzandi in chirurgia perché ruotino per un certo periodo in reparti dove si esegue la chirurgia dell’obesità: “La chirurgia bariatrica nell’immaginario collettivo si pensa che sia una chirurgia estetica invece è una chirurgia di difficile esecuzione che può comportare anchecomplicanze gravi, i pazienti devono essere informati bene, ma è fondamentale che la nuova classe di chirurghi conosca le tecniche di chirurgia bariatrica. Sarebbespiacevole che in un pronto soccorso un paziente possa trovarsi di fronte ad uno specialista che non sia formato in chirurgia dell’obesità. Attualmente si può trovare nei pronto soccorso chi conosce solo genericamente la chirurgia bariatrica ma ignora completamente le nuove procedure”.

Secondo i dati della Società Napoletana di Chirurgia “lamortalità per cancro di pazienti obesi operati in chirurgia dell’obesità è del 50-75 per cento in meno rispetto ai pazienti non operati, anche perché i pazienti obesi hanno una diagnosi più tardiva e c’è anche il grosso problema delle terapie”.

Evidenziati dai medici chirurghi anche i costi di un paziente obeso che “si assommano ai costi dovuti alle morti e alle malattie del fumo, dell’alcool e della povertà”.

Al dibattito di Napoli sono intervenuti tra gli altri i chirurghi Pietro Forestieri, Ludovico Docimo, Nicola Di Lorenzo, Luigi Angrisani, Cristiano Giardiello e i rappresentanti delle associazioni dei pazienti “Amici obesi” e “Diamole peso”.

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