Bologna: Salvini visita campo rom. Giovani assaltano auto

di Stefania Arpaia

 Bologna. Distrutta l’auto del segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, presa d’assalto dai giovani dei centri sociali di Bologna.

Ci sono stati momenti di tensione, sabato mattina, quando il leghista ha provato ad entrare nel campo rom di via Erbosa. Vetri distrutti, parabrezza in pezzi, e tanta paura per l’aggressione subita.

L’auto era parcheggiata ad un centinaio di metri dal campo. Oltre cinquanta i ragazzi all’ingresso dell’area. Presenti anche le forze dell’ordine. Salvini era in compagnia del sindaco di Bondeno, Alan Fabbri, e da Lucia Borgonzoni, consigliera comunale, nel parcheggio dell’Hippobingo, in via dell’Arcoveggio. Dopo una serie di slogan urlati dai protestanti, il segretario ha deciso di andare via, ma una volta salito in auto, i manifestanti gli hanno bloccato la strada. Sembrerebbe che alcuni ragazzi avrebbero cercato di salire sul veicolo, che sarebbe fuggito via.

Due i contestatori che accusano di essere stati volontariamente investiti. “Abbiamo tentato di contestare Salvini e lui è scappato- ha dichiarato un giovane -A quel punto abbiamo provato a bloccare la sua auto, che è partita investendo due dei nostri. Solo allora abbiamo attaccato l’auto sfasciando il lunotto”.

“Si è solo reagito ad un tentativo di omicidio- ha dichiarato un altro manifestante -Uno dei nostri è stato urtato dall’auto e ha anche battuto la testa, mentre un altro si è buttato sul cofano dell’auto per non essere investito. Anche se Salvini non guidava è comunque responsabile dell’accaduto, e ha dimostrato una volta di più di non avere alcuno scrupolo. Rivendichiamo il nostro gesto, e ribadiamo che a Bologna il razzismo della Lega non ha cittadinanza”.

Salvini posta la foto dell’auto sui social. “Così i balordi dei centri sociali hanno distrutto la nostra macchina- scrive su Facebook -prima ancora che ci avvicinassimo al campo rom. Noi stiamo bene. Bastardi . Questo è l’interno della macchina assaltata dai balordi dei centri sociali. Dietro erano sedute due ragazze e Alan Fabbri. Stanno tutti bene, ma questa non è democrazia”.

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