Siria, al via raid aerei contro Isis

di Redazione

 Washington. Gli Stati Uniti e alcuni paesi arabi hanno bombardato oggi per la prima volta in Siria, uccidendo decine di combattenti dello Stato islamico e di un altro gruppo legato ad al Qaeda, aprendo un nuovo fronte contro i militanti.

La Casa Bianca ha precisato di avere attaccato per sventare i piani del gruppo Khorasan, affiliato di al Qaeda, che progettava attacchi imminenti contro obiettivi europei o Usa. “Abbiamo individuato complotti per condurre attacchi negli Stati Uniti o in Europa”, ha spiegato Ben Rhodes, vice consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Barack Obama. “Crediamo che l’attacco complottato fosse imminente e che avessero piani per condurre attacchi fuori dalla Siria”, ha aggiunto.

Il Comando centrale Usa ha reso noto che Bahrein, Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno partecipato agli attacchi o fornito supporto. L’offensiva contro obiettivi dello Stato islamico ha riguardato le città di Raqqa, Deir al-Zor, Hasakah e Albu Kamal, nella Siria orientale.

Caccia bombardieri e missili cruise Tomahawk hanno colpito “combattenti, campi di addestramento, strutture di controllo e comando, magazzini, un centro finanziario, camion per i rifornimenti e veicoli blindati”, ha specificato il cosiddetto CentCom.

Obama ha assicurato che continuerà a combattere contro lo Stato islamico, anche con un maggiore sostegno internazionale.”Ancora una volta, deve essere chiaro a chiunque complotti contro l’America o fa del male agli americani che non tollereremo paradisi sicuri per i terroristi che minacciano la nostra gente”, ha detto Obama prima di lasciare la Casa Bianca per le Nazioni Unite a New York.

Il presidente americanoha poi aggiunto che la forza della coalizione, ora con più di 40 paesi, dimostra che la lotta ai militanti non è solo dell’America. “L’America è orgogliosa di stare fianco a fianco con queste nazioni per la nostra comune sicurezza”, ha detto. “La forza di questa coalizione rende chiaro al mondo che non è una battaglia solo dell’America”.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani, che monitora lo sviluppo del conflitto sul territorio, spiega che almeno 70 combattenti dello Stato islamico sono stati uccisi negli attacchi che hanno colpito almeno 50 bersagli nelle province di Raqqa e Deir al-Zor. Gli attacchi ad Aleppo e Idlib contro il Fronte al-Nusra, affiliato siriano di al Qaeda, avrebbero invece provocato la morte di almeno 50 guerriglieri e otto civili.

La Siria – che si è detta pronta a cooperare a livello internazionale per combattere il terrorismo – ha riferito di essere stata informata alcune ore prima degli attacchi e di aver ricevuto tramite l’Iraq una lettera del segretario di Stato Usa, John Kerry.

La tv pubblica ha spiegato che gli Stati Uniti hanno informato ieri la rappresentanza siriana all’Onu che sarebbero stato colpiti obiettivi dello Stato islamico a Raqqa, 400 chilometri a nordest di Damasco. Gli Usa hanno sempre sottolineato di non volersi coordinare con il governo del presidente siriano Bashar al Assad in alcun modo per combattere lo Stato Islamico, considerato che Obama vorrebbe che Assad lasciasse il potere, soprattutto dopo l’uso di armi chimiche. La partecipazione di alleati arabi negli attacchi è invece considerata cruciale per la credibilità della campagna lanciata dagli Usa, mentre la Nato al momento non è stata coinvolta.

Secondo il ministero degli Esteri russo, i raid devono essere accordati con Damasco, altrimenti aumenteranno le tensioni nella regione. “Qualsiasi azione può essere realizzata solo in accordo con le leggi internazionali. Questo implica non la ‘notifica’ formale, di una parte sola, dei raid aerei ma la presenza di un consenso esplicito del governo siriano o l’approvazione di un’analoga decisione del consiglio di sicurezza dell’Onu”, si legge in una nota. “I tentativi di raggiungere obiettivi geopolitici in violazione della sovranità dai paesi nella regione esacerberà le tensioni destabilizzando ulteriormente la situazione”.

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