Riforme, il pressing di Napolitano. Il Pd spaccato sul presidenzialismo

di Redazione

 ROMA. Napolitano, come promesso, fa pressing sul governo e convoca al Colle il premier Letta e i ministri Quagliariello e Franceschini per fare il punto sul ddl costituzionale che traccerà l’iter delle riforme.

Il provvedimento dovrebbe essere approvato venerdì nel Consiglio dei ministri. 18 mesi è il tempo concesso dal capo dello Stato all’esecutivo per concludere il percorso di riforme, compresa quella della legge elettorale. Durante il vertice si è discusso anche della commissione di 25 “teorici e pratici del diritto”, di nomina governativa, che affiancherà con compiti consultivi i lavori del Parlamento sulle riforme. Tra gli esperti figurerebbero alcuni dei “saggi” scelti da Napolitano prima della formazione del governo Letta, come Valerio Onida, Luciano Violante e Nicolò Zanon.

Il premier Letta, per l’occasione, ha chiarito a Napolitano che le sue considerazioni sulla necessità di nuove regole per l’elezione del capo dello Stato non erano un’apertura al presidenzialismo ma solo un auspicio affinché non si ripetessero le vicende spiacevoli nelle votazioni che alla fine hanno portato al Napolitano bis.

Ma nel Partito Democratico Letta deve fare i conti con chi davvero è convinto del presidenzialismo e, dunque, dell’elezione diretta del capo dello Stato, sponsorizzata dalle fazioni di Prodi, Renzi e Veltroni. Contrari, invece, i fedelissimi di Rosy Bindi e i “giovani turchi”, insieme a Beppe Fioroni.

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