Stato-mafia, Pisanu: “Non ci fu trattativa con lo Stato”

di Mena Grimaldi

 ROMA. Beppe Pisanu ha illustrato in Commissione antimafia le conclusioni dell’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia e le stragi del ’92-93. Non ci fu una vera trattativa tra Stato e mafia.

I vertici istituzionali non sapevano. Ma ci furono servitori dello Stato che, pur privi di un mandato, ebbero contatti con pezzi di cosa nostra per giungere a un’intesa per fermare le stragi. Evidenziate precise responsabilità nell’Arma dei carabinieri per convenienze strategiche, il sospetto che politici siciliani si siano attivati per favorire l’intesa spinti dalla paura di fare la fine di Salvo Lima.

“I Carabinieri e Vito Ciancimino hanno cercato di imbastire una specie di trattativa; ‘cosa nostra’ li ha incoraggiati, ma senza abbandonare la linea stragista; lo Stato, in quanto tale, ossia nei suoi organi decisionali, non ha interloquito ed ha risposto energicamente all’offensiva terroristico-criminale” dice Beppe Pisanu. Inoltre “va detto che nessuno dei vertici istituzionali del tempo ha mai pensato di apporre il segreto di Stato su quelle vicende”.

Con le stragi Cosa Nostra iniziò il suo declino “e in definitiva ha perso peso e prestigio anche rispetto ad altre organizzazioni criminali nazionali”. Certamente “è ancora forte e temibile. Ma dobbiamo pur riconoscere che dagli anni ’80 ad oggi, ha perso nettamente la sua sfida temeraria allo Stato” dice Pisanu.

“Se nel ’92-’93, similmente ad altre fasi di transizione, si mise in opera una strategia della tensione, ‘cosa nostra’ ne fece parte. O meglio, fu parte, per istinto e per consapevole scelta, del torbido intreccio di forze illegali e illiberali che cercarono di orientare i fatti a loro specifico vantaggio. Indebolire lo Stato significava renderlo pi- duttile e più disponibile a scendere a patti”. La mafia per le stragi “di certo non prese ordini da nessuno, perchè ha sempre badato al primato dei suoi interessi e all’autonomia delle sue decisioni. Tuttavia, quando leè convenuto, quando viè stata convergenza di interessi, non ha esitato a collaborare con altre entità criminali, economiche, politiche e sociali”.

Afferma il Presidente dell’Antimafia Beppe Pisanu nella conclusioni del suo rapporto finale riguardante un bilancio della inchiesta sulle stragi e la cosiddetta trattativa Stato-Mafia.Nella sua relazione finale Pisanu un aspetto finora inedito o dimenticato della uccisione di Giovanni Falcone a Capaci.

“Sulle scene degli attentati e delle stragi, abbiamo visto comparire, qua e là, figure rimaste sconosciute, presenze esterne: da dove venivano? Gruppi politico-terroristici come Falange Armata rivendicarono tempestivamente degli attentati di cosa nostra: come si spiega?”, si chiede il Presidente. Quanto all’attentato che uccide Paolo Borsellino, “solo negli ultimi anni è stato scoperto il gigantesco depistaggio delle indagini su Via d’Amelio, depistaggio che ha lungamente resistito al tempo e a ben due processi: chi lo organizzò e perché furono lasciati cadere i sospetti che pure emersero fin dagli inizi?”.

“Potrei continuare con domande analoghe – osserva Pisanu -. Ma queste mi bastano per dire che, a conclusione della nostra inchiesta, non si sono ancora dissipate molte delle ombre che avevo già intravisto nelle mie comunicazioni alla Commissione del 30 giugno 2010. Noi conosciamo – conclude Pisanu- le ragioni e le rivendicazioni che spinsero cosa nostra a progettare e a eseguire le stragi, ma è logico dubitare che agì e pensò da sola”.

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