M5S, i dissidenti a Grillo: “Sei come Mussolini”

di Mena Grimaldi

 ROMA. “Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Abbiamo una battaglia, abbiamo una guerra da qui alle elezioni. Finché la guerra me la fanno i giornali, le televisioni, i nemici quelli veri va bene, ma guerre dentro non ne voglio più”.

A dirlo è Beppe Grillo che, senza troppi complimenti, va all’attacco dei cosiddetti “dissidenti”. “A chi dice che non c’è stata democrazia perchè i voti sono stati pochi io faccio una domanda: quanti voti ha preso ognuno dei mille parlamentari oggi in Parlamento? Chi ha deciso di quella gente lì? Ve lo dico io: 5 segretari di partito. Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia”,incalza il leader del Movimento Cinque Stelle.

Il riferimento è a Giovanni Favia, il consigliere emiliano che per primo accusò Grillo di non essere democratico e a Federica Salsi, la consigliera comunale bolognese che partecipò a Ballarò nonostante il diktat contro gli inviti in televisione.

“Se c’è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle” attacca Grillo. “Siamo in una guerra. Siamo con l’elmetto, così come siamo partiti. Chi è dentro il Movimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del Movimento va fuori! Va fuori dal Movimento. Non lo obbliga nessuno. E andranno fuori”, conclude Grillo nel suo post.

Ma i dissidenti e gli attivisti non ci stanno e paragonano Grillo a Mussolini, addirittura c’è chi lo accusa di plagio. Avrebbe copiato il “discorso del bivacco, quello con cui Benito Mussolini, il 16 novembre del 1922, si insediava al governo dopo la marcia su Roma”.

Altri, come jac, scrivono: “Il Grillo è il nostro nuovo duce! Luce e gloria sulla sua figura di condottiero! Liberaci dai gioghi della schiavitù, per riportare il Paese a quel ruolo imperiale che merita! E chi non ci sta, cosa fai, lo mandi a fanculo a pantelleria?”. In prima linea ci sono i Cinque Stelle dell’Emilia Romagna, più vicini ai dissidenti Favia e Salsi.

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