Claps, Restivo condannato a 30 anni. I familiari: “Giustizia è fatta”

di Mena Grimaldi

Claps-RestivoSALERNO. 30 anni di reclusione per Danilo Restivo: questa la decisione del gup di Salerno per l’omicidio della studentessa potentina Elisa Claps, i cui resti furono ritrovati, dopo 17 anni, nel sottotetto della chiesa Santissima Trinità il 17 marzo 2010.

Il processo, con rito abbreviato, si è concluso con l’accoglimento, da parte del gupElisabetta Boccassini, della richiesta dei pm nei confronti dell’unico imputato per il delitto. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Mario Marinelli, che aveva chiesto l’assoluzione, ha annunciato ricorso in appello. Per Restivo anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la libertà vigilata per tre anni a fine pena, oltre alla condanna a versare 700mila euro alla famiglia Claps.

“La verità è venuta fuori, finalmente è stata fatta giustizia”, questo il primo commento della signora Filomena, madre di Elisa, che prima della sentenza aveva detto di non essere disposta a perdonare Restivo: “Sono cristiana, cattolica, ma non lo perdonerò mai”. “Se mi avesse fatto ritrovare il corpo, – ha aggiunto – se me l’avesse fatto toccare, forse le cose sarebbero andate in maniera diversa ma per come si è comportato non posso perdonarlo”. E a Restivo aveva chiesto: “Prendi carta e penna e scrivi la verità, dimmi finalmente la verità”. “Cara sorellina, ce l’abbiamo fatta”, ha detto Gildo, fratello di Elisa,a cui avevapromesso,sin dal giorno della sua scomparsa, che non avrebbe avuto pace fino al ritrovamento del suo assassino. “Giustizia è fatta”, ha esclamato.

Elisa aveva 16 anni quando fu uccisa, il 12 settembre del 1993, poco dopo aver incontrato Restivo nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza. L’uomo, quello stesso giorno, era rientrato a casa con un giubbino insanguinato e una piccola ferita ad una mano, che si fece medicare in ospedale. Arrestato e condannato per falsa testimonianza, Restivo ha sempre negato di aver ucciso la ragazza.

Poi,nel marzo dello scorso anno, i resti di Elisa vennero ritrovati nel sottotetto della chiesa del capoluogo lucano. Una perizia medico legale ha stabilito che la ragazza fu uccisa con diverse coltellate, probabilmente lo stesso giorno della scomparsa. Un’altra perizia genetico-forense, svolta da due ufficiali del Ris dei carabinieri, ha inoltre portato all’identificazione del profilo genetico di Restivo sulla maglia indossata dalla sedicenne e recuperata al momento del ritrovamento del cadavere.

Diciotto anni dopo la sua morte, ora è arrivato il primo verdetto. Restivo, già detenuto in Gran Bretagna per l’omicidio di Heather Barnett, una sua vicina di casa, non era presente in aula ed ha rinunciato a collegarsi in videoconferenza con il processo italiano.

Rimangono, tuttavia, dei misteri attornoalla morte di Elisa, soprattutto su presunte coperture del delitto. Chiamata in causa anche la Chiesa: “Don Mimì Sabia non poteva essere l’unico prete in grado di sapere, non ha potuto fare tutto da solo. E’ arrivato il momento di pulirsi la coscienza”, ha detto la madre di Elisa.L’avvocato Giuliana Scarpetta, che rappresenta la famiglia Claps, ha sottolineato che Restivo non avràl’ergastolo”per colpa della Chiesa che, in questi 18 anni, ha permesso che siano stati prescritti i reati concorrenti”.

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