Di Santo: “Il Pdl un partito di prepotenti o di un prepotente?”

di Redazione

Antonio Di SantoAVERSA. “Vi spiego il vero, triste, misero e squallido motivo di litigio tra il sottoscritto e il coordinatore cittadino del Pdl e vicepresidente dell’amministrazione di Caserta, Nicola Golia”.

Si fa sempre più aspra la polemica tra l’architetto Antonio Di Santo, dirigente della programmazione urbanistica del Comune di Aversa ed ex assessore, e l’architetto Golia, entrambi protagonisti, l’altra mattina, di un duro scontro verbale nei corridoi della casa comunale.

“L’architetto Golia – spiega Di Santo in una nota – presentava al Comune di Aversa una pratica edilizia a sua firma, per conto di un cliente. Successivamente, con continue telefonate, chiedeva che gli rilasciassi quanto da lui richiesto. Spiegavo che il fascicolo con la pratica non era ancora pervenuto in ufficio per problemi momentanei e di ristrutturazione del protocollo. Spiegavo, inoltre, che non era il caso di ‘raccomandarsi’, perché, non essendoci pratiche arretrate, l’autorizzazione sarebbe stata, previa istruttoria, rilasciata velocemente. Golia telefonava al vicesindaco Nicola De Chiara, lamentandosi del sottoscritto e parlando di un mio allontanamento dall’incarico che ricopro. La sua impazienza diventava ira. La pretesa del mio allontanamento cominciava a diventare un mantra per l’architetto Golia, che informava l’intero mondo politico cittadino. Immediatamente venivano organizzate le ‘truppe giovani e forti’ per la ‘spedizione punitiva’ nei confronti di un impertinente, semplice impiegato comunale, che fa attendere il ‘padrone’ della città. Mi sfuggiva il particolare che ad Aversa esistono due categorie di cittadini: quelli ‘normali’ e l’architetto Golia. Venerdì 18 marzo partiva la spedizione: Golia si presentava nel mio ufficio e, con voce ferma, profonda e perentoria, in nome del partito tutto, ordinava di esibire tutte ‘le carte dell’ufficio’, per una verifica generale del mio operato. Intimidito, guardavo i miei inquisitori e nel contempo ero abbagliato dalla sua personalità, fermezza, fierezza e determinazione. Nonostante ciò mi rifiutavo di soddisfare tale richiesta, ritenendola non solo irrituale ma strumentale e ritorsiva e, di contro, spiegavo ai presenti che il motivo di tale ‘spedizione’ fosse dovuto al fatto che non avevo espletato la pratica nei tempi voluti e stabiliti da Golia. Spiegavo, inoltre, che tale fascicolo mi era stato consegnato quella mattina stessa dall’ufficio protocollo e recava la data del 18 marzo, coincidente col ‘raid punitivo’”.

“Sono mortificato e addolorato. – conclude ironicamente Di Santo – L’architetto Golia non ha gradito il mio comportamento. Ora non rimane che mestamente sgomberare i cassetti, salutare i miei colleghi e andare via. Pagherò, ahimè. Sarò messo al bando. Cacciato dal ‘padrone’ per colpa e in nome del mio essere un uomo libero, e non già servo come qualcuno. Del resto si è servi nell’anima. Preferisco essere ‘disoccupato’ piuttosto che sacrificare la mia libertà e la mia dignità. La ‘disoccupazione’ è il prezzo che pagherò per il rispetto dei cittadini aversani e perché non ho avuto riguardo di un prepotente o di un partito di prepotenti”.

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