“Pizzo di Natale”, convalidati i nove arresti

di Redazione

 AVERSA. I carabinieri del reparto territoriale di Aversa hanno eseguito nove ordinanze di custodia in carcere a convalida degli arresti eseguiti lo scorso 21 dicembre, nell’ambito dell’operazione contro il “Pizzo di Natale” a carico di 9 persone ritenute affiliate al clan dei Casalesi – fazione Schiavone.

Si tratta di: Luciano Gargiulo (padre di Paolo Gargiulo detto “Calimero”, catturato nel gennaio 2009 con il boss Giuseppe Setola nel nascondiglio di Mignano Montelungo), Gianluca Alemanni, 25 anni di Aversa, Luciano Pezone, 27, Carlo Busiello, 35, figlio di “Armandino sette botte”, Nicola Ferrara, 39, detto “Cocchino”, Raffaele Santoro, 25, di Trentola Ducenta, Giuseppe Granata, 27, detto “Peppe Giuliano”, Domenico Di Martino, 21, detto “Mimmo ‘o biondo”, e Giovanni Vassallo, 46 anni, di Lusciano, proprietario del ristorante “O ‘Mericano”, quest’ultimo arrestato il giorno successivo. Da allora l’unico tornato in libertà era Raffaele Santoro, fratello di “Salvaturiello” Santoro (detenuto per il suo coinvolgimento nel gruppo Setola), che è tornato in carcere nella giornata di giovedì 13 gennaio. Si era allontanato nel modenese, a Maranello, dove è stato arrestato.

Le accuse sono di associazione per delinquere di stampo camorristico e concorso in tentate estorsioni continuate e aggravate dal metodo mafioso per richiedere il cosiddetto “Pizzo di Natale” a numerosi imprenditori e commercianti della zona tra Lusciano e Parete che in alcune occasioni sono stati minacciati e percossi.

L’indagine dei carabinieri coordinati dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli diretta dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho è durata alcuni mesi e si è svolta nell’agro aversano. Fondamentale per gli investigatoriè stata l’attività di intercettazione ambientale e telefonica “che ha permesso di documentare i metodi violenti del gruppo e di seguire in tempo reale alcuni episodi estorsivi – spiegano alla Dda – in danno di imprenditori edili e commercianti delle zone di Lusciano e di Parete”. Evidenziano gli inquirenti che “anche in questo caso, purtroppo, i militari di Aversa e di Parete hanno operato con le consuete difficoltà aggravate dall’assenza di qualsivoglia contributo spontaneo delle vittime e dell’intera cittadinanza”.

L’operazione ha svelato l’accordo che gli affiliati alla famiglia Bidognetti, storicamente attivasu territori comeLusciano e Parete, hanno siglato gli Schiavone per il versamento degli introiti delle estorsioni nelle casse dello stesso clan Schiavone, da cui derivano stipendi ad affiliati e familiari di detenuti bidognettiani.

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