La moda dei 6×3 e la nostalgia dei comizi

di Gennaro Pacilio

 GRICIGNANO. Facce, faccine, faccette belle, abbronzate, uomini e donne, donne e uomini campeggiano sui 6×3 dei tabelloni pubblicitari e fuori alle nostre case.

Tutti preparati, con cura e dovizia di particolari. Centimetri, metri, chilometri di figure costanti e diverse. Ma quanti sono? Sembra non finiscano mai. Regionali, provinciali, comunali, ogni candidato non si è sottratto alla sua bella immagine che deve infondere certezze, sincerità, impegno e ancora di più. Slogan inventati e stabilire il più vero è davvero un’impresa. Un profluvio di immagini che incartano le speranze dell’impavido elettore che si mostra sbigottito e incerto su chi soffermarsi.

Ma bisogna pur sempre decidere, votare è un diritto e non va sciupato. E allora scrutiamole ad una ad una le facce di chi si mostra con lo sguardo invitante e cerchiamo di scoprire cosa si cela dietro e dentro quel viso intriso di belle parole che non si riescono ad ascoltare. E si, perché ormai le parole non servono più, è sufficiente l’immagine e perciò grande importanza al manifesto, meglio se “selvaggio”, attaccato dappertutto, nei posti più impensabili, ma capace di attrarre il passante di turno.

Qualcuno rivendica il diritto di ascolto, ha nostalgia dei comizi, delle auto microfonate, del botta e risposta tra i vari contendenti. Ma non è più così, oggi vale di più il 6×3.

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