Messina, scarcerato boss che uccise Graziella Campagna

di Redazione

Graziella Campagna MESSINA. Il tribunale di sorveglianza di Bologna ha concesso gli arresti domiciliari a Gerlando Alberti Jr, il boss, condannato all’ergastolo, che sequestrò e uccise la giovane Graziella Campagna nel 1985.

Un episodio che desta sconcerto e che arriva proprio nel giorno in cui ricorrono i24 anni dalla morte della ragazza, che, all’epoca, aveva 17 anni. Le motiviazioni che hanno indotto i giudici a tale decisione sono legate alle cartelle cliniche che attestano gravi patologie del boss.

“Quello che è successo è una cosa sconvolgente e vergognosa, che offende la dignità di mia sorella, della nostra famiglia e di tutti gli italiani”, commenta Pasquale Campagna, fratello di Graziella. “Se la pena è certa – afferma a margine di una manifestazione a Saponara per ricordare sua sorella Graziella – non si capisce come mai dopo tanti processi e tanto tempo è stata presa questa decisione. Ma allora dove sta la giustizia? Chi pensa a quella ragazza? Che giustizia è quella che manda a casa un assassini?”. “Sono indignato – aggiunge Pasquale Campagna – e mi auguro che l’ispezione disposta dal ministro alla Giustizia sia vera, fatta con criterio e dia risposte agli italiani e affinchè chi ha ucciso mia sorella se ne rivada in galera”.

“Non voglio mischiare il ricordo con una decisione azzardata” commenta l’attore Beppe Fiorello, che in tv ha interpretato Pietro Campagna, fratello della vittima, nella fiction “Una vita rubata” che andò in onda nel marzo del 2008 dopo una serie di rinvii: doveva essere trasmesso a novembre del 2007 e poi nel febbraio successivo, ma in contemporanea si stava celebrando il processo per l’omicidio.

Dalla politica numerose sono le reazioni. In primis quella del ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha disposto un accertamento e raccomandato celerità e solerzia affinchè si faccia luce sulla scarcerazione di Alberti junior. “È un regalo a un boss mafioso che non bisogna assolutamente consentire. Lo stato deve reagire e io combatterò contro questa decisione” ha affermato il parlamentare del Pd Beppe Lumia, membro della commissione parlamentare antimafia. Gli fa eco il collega Gianpiero D’Alia (Udc) per il quale “un po’ più di attenzione sarebbe stata necessaria e credo che abbia fatto bene il ministro alla Giustizia a disporre un’ispezione per verificare, ad esempio, se ne fosse stato opportuno nel caso in cui ricorressero i presupposti, affidare il personaggio a una struttura sanitaria anziché concedergli gli arresti domiciliari”.

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