Progetto di recupero di “Palazzo dell’Udienza”

di Redazione

Piazza dei GiudiciCAPUA. La Giunta Municipale aveva approvato già nell’aprile del 2008 il progetto definitivo esecutivo di recupero dell’edificio sovrastante l’Arco di S. Eligio denominato “Palazzo dell’Udienza”.

Un recupero che segue uno stato di totale abbandono, considerato che la struttura architettonica ha subito nel tempo una serie di vicissitudini che hanno costretto gli organi preposti alla tutela a chiuderlo, murandone gli accessi. Un’opera di risanamento fondamentale di un edifico inserito nel cuore del centro storico, nella centralissima piazza dei Giudici e che mira a conferire all’intero complesso il risanamento e l’adeguamento strutturale degli elementi che lo compongono. In merito il sindaco Carmine Antropoli: “L’obiettivo principale è quello di formulare una nuova soluzione funzionale che si basasse sul pieno rispetto della configurazione architettonica e che ne ricordasse la sua memoria. È certamente fondamentale il recupero del “Palazzo dell’Udienza” perché rappresenta la cancellazione dello stato di abbandono di un luogo della memoria che questa Amministrazione vuole far rivivere attraverso un attento restauro”. E l’assessore ai lavori pubblici Guido Taglialatela: “I lavori di intervento saranno diretti alla conservazione integrale del manufatto originario, evitando interventi di sostituzione, rifacimento o ricostruzioni. Tali operazioni dovranno dunque essere eseguite con materiali e tecniche compatibili con le opere da conservare. Il valore del primo lotto di lavori è di 300.000,00 €”.

Storia dell’Arco di S. Eligio
Realizzato verso la fine del XV secolo, l’arco è stretto tra la chiesa di S. Eligio ed un palazzo d’impianto tardo seicentesco. È detto anche Arco Mazzocchi, dal nome del celebre archeologo Alessio Simmaco Mazzocchi. L’arco si presenta a tutto sesto sorretto da peducci con decorazioni floreali. Al di sopra dell’arco si trova una loggia ad archi a tutto sesto su colonne con capitelli composti. L’archeologo Theodor Mommsen lo definì Arcus Celebris, perché dal cinquecento si esponevano i reperti archeologici della città di Capua e del territorio. Si suppone che il varco che si apre al di sotto dell’arco potesse essere un’antica porta di accesso alla città.

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