Dda a Caserta, interviene Zaza d’Aulisio

di Redazione

Alberto Zaza d’AulisioCASERTA. A margine dell’esternazione espressa dal deputato di centrosinistra sulla proposta di legge del senatore di centrodestra Pasquale Giuliano per l’istituzione ma Caserta di una sezione della corte d’appello e di una della Dda, interviene il segretario cittadino dell’Udc Alberto Zaza d’Aulisio.

La censura mossa dal parlamentare di opposizione, che critica il mancato coinvolgimento di esponenti dell’area nell’iniziativa assunta dal senatore Giuliano, mi sembra che tenda a minare sin dal nascere il tentativo di costruzione di un percorso che rischia di diventare una telenovela. Con l’assunzione di tale atteggiamento, peraltro, che la dice lunga sui rapporti di doppio binario tra maggioranza e minoranza parlamentare, tra governo ed opposizione di centro-sinistra, laddove si pensi al trasversalismo nella delicatissima vicenda Macrico, nella quale il Ministro Bondi non ha avuto difficoltà nell’avvalersi del principio di continuità amministrativa recependo a piene mani il progetto avviato col Ministro Rutelli nel nome di un interesse autentico per Caserta ancora tutto da verificare.

Ebbene, nel caso-Macrico maggioranza e minoranza procedono a braccetto. Nel caso-Giustizia, il bene comune può andare benissimo a pallino e, se la maggioranza vuole fare da sola, faccia pure. “Ma se queste proposte sono limitate al Pdl, assumono solo l’aspetto di facciata, che resteranno lì dove sono, vale a dire negli archivi delle proposte di legge del senato e della camera”. A mio avviso, invero, si dovrebbe fare tesoro dell’esperienza maturata dal 1984 in poi ossia da quanto, per la prima volta, il consiglio dell’ordine forense di Santa Maria Capua Vetere formalizzava un ordine del giorno (ne fui relatore) per sostenere l’istituzione di una sezione del Tar e della Corte d’Appello in Terra di Lavoro. Tra il 1989 ed il 1990, poi, il consiglio comunale di Caserta si pronunciava con fermezza perche nell’ambito della riforma in atto, Caserta diventasse sede di una sezione della Corte d’Appello oltre che di una pretura circondariale (all’epoca) non decorativa ma dotata anche di Gip e di procura.

In quella occasione si era costituito un Comitato di avvocati casertani che fiancheggiava l’amministrazione comunale (sindaco Di Cresce). Io, quale capo-gruppo della Dc, proposi un preciso ordine del giorno per sollecitare gli organi parlamentari e di governo nel senso auspicato. Dai banchi dell’opposizione si levarono gli avvocati (socialisti) Giovanni Greco ed Antonio Vignola che “pretesero” di sottoscrivere il documento. E la proposta si trasformò in iniziativa congiunta. Altri tempi. Ma veniamo alle vicende parlamentari sul problema. Della corte d’appello a Caserta, oltre che dell’istituzione del tribunale per correggere una anomalia storica, fu officiato l’allora sottosegretario Corleone (centro-sinistra) dalla prima amministrazione Falco sostenuta dai parlamentari di centro-destra (tra cui già Pasquale Giuliano). Ma l’iniziativa finì ingloriosamente così come ogni tentativo successivo dagli interventi presso il sottosegretario Li Calzi (che pure aveva preso a cuore la questione) ai ministri Fassino e Diliberto.

Ricordo la promessa fatta da quest’ultimo a me, assessore della prima giunta Falco ed al sindaco in persona, nel suo Ufficio, un mese prima della sua costituzione: “Vi prometto che formalizzerò entro quindici giorni un indirizzo di governo per l’istituzione della corte d’appello oltre che del tribunale a Caserta”. Né l’una Né l’altro. Gli archivi parlamentari, intanto, conservano le proposte infruttuosa firma Antonio Bellocchio, Ferdinando Imposimato, Antonio Ventre e via dicendo. Questa la storia.

Se oggi vogliamo dare senso all’impegno politico, cerchiamo di asfaltare il percorso e di non frapporre i cavalli di Frisia, preoccupandoci soprattutto – e qui tocca al comune – di individuare subito il contenitore più idoneo all’abbisogna, magari rivedendo opportunamente l’incongrua destinazione del nuovo palazzo di Giustizia di via Leonardo e reperendo un complesso edilizio in condizione di accorpare tutti gli uffici giudiziari (compresa la Corte d’Appello) per consentire una concentrazione certamente utile ed intelligente con un vantaggio per la mobilità e per l’assetto dell’intera città oltre che beneficio degli utenti e degli operatori di settore. Sempre che non si voglia che la telenovela continui.

Con buona pace della proposta-Giuliano la cui serietà è pari al momento delicatissimo che sta vivendo l’amministrazione della Giustizia in Terra di Lavoro.

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