28 settembre 1943, le quattro giornate di Napoli

di Redazione

Le quattro giornate di NapoliAccadde Oggi. I napoletani erano ormai allo stremo, troppi anni di guerra, i bombardamenti spietati degli americani, la fame, le rappresaglie continue dei tedeschi.

Parte proprio da Napoli la guerra di Liberazione al nazifascismo, una guerra che si chiuderà definitivamente il 25 aprile del 1945. L’Italia è in guerra da tre anni, il fascismo ha trascinato il nostro paese, tra l’altro non certamente pronto ad affrontare una simile impresa, in una guerra senza vie di uscita. Napoli rappresenta un luogo strategico per eccellenza, da qui partono le navi per l’Africa, questo è forse il più grande porto sul Mediterraneo. Questa sua posizione gli regala circa 100 bombardamenti, con perdite pesanti in vite umane e in strutture, gravi danni infatti sono al porto, alle stazioni della ferrovia a quasi tutte le industrie della città. Tanti i napoletani che avevano abbandonato la città. Manca tutto, unici punti di salvezza sono le grotte naturali e le gallerie cittadine (la Vittoria, Fuorigrotta), per salvarsi dalle incursioni aeree. Durante una di queste in pieno agosto, la città fu messa in ginocchio, la chiesa di Santa Chiara fu praticamente distrutta.

Gli scontri con i tedeschi, dopo l’8 settembre, si ripetono con inaudita frequenza, episodi di rivolta isolata si hanno a Santa Brigida, alla Torretta, sul litorale. Undici carabinieri che si oppongono alla distruzione del palazzo dei telefoni a via De Pretis vengono catturati dai tedeschi e portati l’11 settembre tra Aversa e Teverola, lì vengono trucidati. Ho ancora nella mente e nella memoria i particolari di quel massacro, me li raccontava Giovanni Motti, amico e giornalista aversano di altri tempi. Il giorno dopo i tedeschi bruciano l’Università e sulle scale uccidono un giovane marinaio. Il colonnello Scholl assume il comando della città, Napoli per il comandante tedesco deve diventare “terra bruciata”.

Tedeschi e fascisti cominciano a distruggere tutto quello che c’è ancora da distruggere , gli americani sono vicini a Salerno e di pane se ne mangia non più di 100 grammi al giorno. Danni vengono arrecati all’Alfa Romeo, alla Cloro Soda, alle Cotonerie Meridionali, ai cantieri Vigliena e Navali, all’Ilva di Bagnoli, alla Navalmeccanica, all’Armstrong. Vengono fatti saltare il pontile di Bacoli e il ponte San Rocco a Capodimonte. A migliaia gli uomini che vengono deportati verso i campi di lavoro, mentre si fanno saltare i serbatoi d’acqua a Capodimonte.

Non c’è di certo bisogno di un ordine preciso per far partire la rivolta popolare, la mattina del 28 settembre del 1943 al Vomero un gruppo di giovani, molti ragazzi tra loro, attacca una pattuglia di soldati tedeschi, si accende una filiera di episodi di eroismo senza precedenti, al Liceo Sannazzaro si riuniscono Antonino Tarsia e Edoardo Pansini, si mettono a capo di un gruppo di “ribelli”, la lotta si fa cruenta a Piazza Vanvitelli, al Campo Sportivo. 47 civili vengono fatti prigionieri e portati allo Stadio del Vomero, si scatena una vera e propria battaglia che costringe i tedeschi a fuggire lasciando liberi i prigionieri. Ma gli scontri continuano, ex militari, giovani studenti, insegnanti, operai, tante donne e tantissimi bambini partecipano alla sommossa di Napoli contro i tedeschi. Viene attaccata la caserma tedesca della scuola “Vincenzo Cuoco”, si riesce anche a sfondare al distaccamento del Gesù e Maria.

Non esiste un piano, non ci sono schemi di battaglia, c’è la lotta corpo a corpo, c’è il cuore della gente. Nuovi focolai insorgono al Vasto, a Piazza Nazionale, in Piazza Carlo III, lungo tutta via Foria. L’obiettivo è uno, mettere fuori uso i carri armati, eliminare i cecchini, salvare il salvabile. Viene salvato l’acquedotto a Capodimonte, vengono disinnescate le cariche che avrebbero dovuto far saltare il ponte della Sanità. Al Museo dove i carri armati tedeschi tentano di rientrare in città, i 29 “tigre” tedeschi trovano tutta Capodimonte bloccata da bus e tram messi di traverso, arrivano i rinforzi da via Salvator Rosa e da via Foria, i tigre sparano a ripetizione e riescono a raggiungere via Roma, ma qui trovano centinaia e centinaia di napoletani pronti a tutto, è un popolo che fa la sua guerra. Arrivano gli scugnizzi con le bombe a mano.

Il 29 ed il 30 si combatte ormai ovunque, in un vero e proprio scenario da Apocalisse. A Ponticelli gli operai che si opponevano ai tedeschi vengono sconfitti e passati per le armi. Il 30 le truppe tedesche cominciano a ripiegare. Anche i fascisti hanno la loro pagina nera, a Porta Capuana si asserragliano nella sede degli Arditi e sparano sulla folla, uccidono una donna, il fatto scatena una vera e propria battaglia, 45 minuti di inferno e poi la loro resa. Azioni fasciste vengono anche stroncate a Momtecalvario, a Piazza Cavour, all’ Orto Botanico.

Il 1° di ottobre Napoli è libera. I tedeschi durante la fuga sparano cannonate su Napoli, giunti a San Paolo Belsito distruggono tutte le carte dell’Archivio Storico di Napoli, ma Napoli è risorta e non vedrà di certo cancellata la sua storia.

Restano uccisi in tanti, lasciano pezzi di storia indelebile ed atti di eroismo incredibile, per una città che non riesce a sollevarsi dal fardello della mala storia, vi proponiamo le motivazioni delle medaglie alla memoria conferita ad alcuni di essi:

Medaglia d’oro alla memoria di Gennaro Capuozzo, 12 anni – “In uno scontro con i carri armati tedeschi, in piedi, sprezzante della morte, tra due insorti che facevano fuoco, con indomito coraggio, lanciava bombe a mano fino a che lo scoppio di una granata lo sfracellava sul posto di combattimento insieme al mitragliere che era al suo fianco”;

Medaglia d’oro alla memoria di Pasquale Formisano, 17 anni – “La sua mano non tremò nell’epico gesto e con la bomba lanciò anche il suo cuore contro il ferrigno strumento di guerra tedesco che seminava la morte tra il popolo insorto. Colpito da mitraglia nemica immolò in suprema dedizione alla Patria la giovane esistenza ed il suo olocausto scolpì ad eterna memoria nell’anima di Napoli”;

Medaglia d’oro alla memoria di Filippo Illuminato, 13 anni – “Combattente tredicenne nella insurrezione di Napoli contro l’invasore tedesco, solo e con sublime ardimento, mentre gli uomini fatti cercavano riparo, muoveva incontro a un’autoblindata che da Piazza Trieste e Trento stava per imboccare via Roma. Lanciava una prima bomba a mano, continuava ad avanzare sotto il fuoco nemico e lanciava un’altra bomba prima di cadere crivellato di colpi: suprema, nobile temerarietà che solleva il ragazzo tredicenne fra gli eroi della Patria e che viene additata con fierezza al ricordo di Napoli e dell’Italia tutta”.

Medaglia di bronzo conferita a Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia – “Dopo aver fatto da parlamentare dei partigiani con i tedeschi al Vico delle Trone, si distinse molto nel combattimento che seguì. Nella stessa giornata coraggiosamente partecipò anche allo scontro in difesa del Ponte della Sanità, al fianco del padre, con i partigiani dei rioni Materdei e Stella.

In 76 ore di guerra, tra i caduti si contano 178 partigiani, 140 civili, 18 caduti ignoti, 162 partigiani feriti, un numero mai rilevato di civili feriti. Forse riproporre queste pagine di storia partenopea all’Italia tutta non potrebbe che fare bene.

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