Alfano: “Il boss Madonia tornerà al carcere duro”

di Redazione

Angelino AlfanoPALERMO. Il boss mafioso Nino Madonia tornerà al regime del 41 bis. Ad annunciarlo il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, durante la commemorazione del giudice Rocco Chinnici a Palermo.

Madonia è colui che fece esplodere, il 29 luglio 1983, l’autobomba in via Pipitone Federico che uccise Chinnici, gli agenti della scorta (il maresciallo dei Carabinieri Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta) e il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi, dove abitava il magistrato. Intervenuto sul luogo della strage, Alfano ha dichiarato: “Tornando a Roma, oggi, firmerò il provvedimento che applica il 41 bis al boss Nino Madonia”. “Questo provvedimento è stato reso possibile anche dall’impegno dei magistrati della Dda di Palermo e di quelli del Dap”, ha aggiunto Alfano, il quale ha ricordato i due annullamenti, da parte della Cassazione, dell’applicazione del carcere duro a Madonia, condannato anche per l’omicidio del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa e per diversi altri delitti di mafia. Il boss è esponente della “famiglia” del quartiere palermitano di San Lorenzo. La revoca del carcere duro era arrivata già nel febbraio 2007, l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella l’aveva annullata.Stessa decisione oggipresa dal ministro Alfano, dopo la nuova revoca giunta ad inizio luglio.

Rocco ChinniciNelventicinquesimo anniversario della strage,il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato a Caterina Chinnici, figlia del magistrato, un messaggio in cui esprime a lei e a tutti i familiari delle vittime di quel barbaro attentato la riconoscenza di tutti gli italiani e sua personale: “Con la strage di via Pipitone Federico, la criminalità mafiosa si propose di privare l’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo del Magistrato che ai colleghi più giovani stava indicando nuovi metodi operativi in grado di contrastare efficacemente l’espandersi di un fenomeno delinquenziale sempre più pericoloso e pervasivo. Grazie alle lucide intuizioni di Rocco Chinnici e al suo rigoroso impegno fu possibile cominciare a interpretare unitariamente i fatti di mafia, cogliendone quelle interconnessioni che, di lì a poco, avrebbero permesso di individuare autori e cause di efferati delitti. Il ricordo della tensione morale e di quella strenua difesa delle istituzioni e dei cittadini dalla sopraffazione della delinquenza organizzata, che ha connotato l’impegno di Rocco Chinnici, resta indelebile nella memoria di tutti. E’ con questo spirito che sono vicino a lei, ai suoi fratelli e ai familiari delle altre vittime della strage, con i rinnovati sentimenti di profonda gratitudine e di solidarietà che il Paese deve alle famiglie di chi, come suo padre, si è battuto senza risparmio fino al sacrificio della vita per affermare il primato della legalità democratica”.

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