Inchiesta Ce4, indagato anche ex ministro Mario Landolfi

di Redazione

Mario LandolfiMONDRAGONE (Caserta). Nell’inchiesta Eco4, che ieri ha portato a sei nuovi arresti e nella quale sono coinvolte 19 persone, tra cui il sindaco di Mondragone Ugo Alfredo Conte (la richiesta di arresto è stata rigettata dal gip), è indagato anche Mario Landolfi, parlamentare di An, ex ministro delle Comunicazioni, coordinatore regionale del partito ed attuale presidente della commissione di vigilanza Rai, nativo e residente del comune casertano.

Secondo le accuse, Landolfi – in accordo con il sindaco Conte, il presidente del consorzio intercomunale Ce4 (di cui l’Eco4 è il braccio operativo per la raccolta e smaltimento rifiuti) Giuseppe Valente, i fratelli Sergio e Michele Orsi (ritenuti amministratori “di fatto” dell’Eco4) – avrebbe avallato le dimissioni di un consigliere comunale, Massimo Romano, al quale sarebbe stato promesso in cambio un posto di lavoro nella Eco4 per la moglie e il fratello poliziotto. I reati ipotizzati dalla Dda sono di concorso in corruzione e truffa aggravata dal favoreggiamento camorristico.

L’inchiesta è partita alcuni anni fa e riguarda i rapporti tra politica, imprenditoria e camorra nell’ambito dell’affaire per lo smaltimento rifiuti a Mondragone e in provincia di Caserta, poiché il consorzio Ce4 raggruppa 18 comuni dell’area. La prima ordinanza, emessa nell’aprile scorso, aveva portato all’arresto di Valente (domiciliari), dei fratelli Orsi e di esponenti del clan La Torre/Fragnoli già detenuti. L’accusa contestata a Conte e Landolfi riguarderebbe l’episodio contenuto in questo passo dell’ordinanza della Dda: Se la prima vicenda corruttiva risultava direttamente volta al sostegno della giunta Conte, la seconda azione corruttiva in imputazione – cui si è accompagnata anche in questo caso un’assunzione truffaldina presso la spa Eco4 quale prezzo dell’atto contrario ai doveri di ufficio (posto in essere nell’occasione dal consigliere comunale Massimo Romano tramite le sue dimissioni prezzolate) – si ricollegava alla necessità da parte dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Conte di mantenere la maggioranza anche dopo la decadenza dal consiglio comunale della D’Agostino (Maria, ex consigliere, ndr), ineleggibile ai sensi dell’art. 58 comma primo del d. lvo n. 267/2000. Romano si accordava infatti nel dimettersi, contemporaneamente alle dimissioni, legalmente imposte, della D’Agostino, con previsione di una sua illecita retribuzione attraverso l’assunzione fittizia e truffaldina della moglie Daniela Gnasso presso la spa Eco4 e la promessa di un futuro ruolo nell’amministrazione del Comune di Mondragone per sé o per il fratello Agostino Romano (all’epoca dei fatti ispettore di polizia in servizio presso il Commissariato di Formia)”. Al quotidiano Roma, Landolfi ha dichiarato: “Piena fiducia nel lavoro dei magistrati, sono a loro disposizione per qualsiasi chiarimento. Ho sempre operato con onestà”.

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