D”Ambra: Brancaccio non è stato mio amico

di Redazione

Orta di AtellaORTA DI ATELLA. Il costruttore è l’unico rimasto ancora in carcere. Due ore di interrogatorio per chiarire, per spiegare. E, soprattutto, per puntualizzare: «Brancaccio non è un mio amico, non lo è mai stato. Non fui io a chiedergli di intervenire nella questione tra me e Francesco Del Prete, che invece lui conosceva bene. E non conosco le ragioni del suo intervento.

OrtaSo, invece, che pagai per quello sconfinamento sulla terra di Del Prete: ventimila euro, tutti con assegni. Pagamento che consideravo e considero ancora oggi un’estorsione, perché il danno subito dal mio vicino non è mai stato accertato da nessuno». Antonio D’Ambra, il costruttore di Orta di Atella arrestato l’8 maggio scorso nell’operazione che ha portato in cella (o ai domiciliari) il consigliere regionale diessino, lo staff tecnico del Comune, un poliziotto in servizio in Procura, a Santa Maria Capua Vetere, e un maresciallo dei carabinieri in servizio a Castello di Cisterna, nel lungo confronto con il pm Luigi Landolfi ha raccontato l’altra faccia della sua vicenda personale, quella che gli è costata l’accusa di estorsione e di calunnia. Assistito dal suo difensore, l’avvocato Vittorio Giaquinto, ha raccontato con tono deciso di “aver subito” la richiesta di denaro, considerata sempre ingiusta. E per questo, quindi, di aver denunciato Del Prete, che nel 2003 fu arrestato. Gli assegni dati in pagamento, da lui e dalla figlia, depositati agli atti del procedimento contro Del Prete, non sono però stati acquisiti dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, e il difensore del costruttore si è riservato di depositarli nella giornata di oggi. Un interrogatorio considerato positivamente dall’avvocato Giaquinto, che ha nuovamente chiesto la scarcerazione del suo assistito. L’unico nei cui confronti il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato in pieno la misura cautelare emessa dal gip Paola Piccirillo. Il Mattino

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