Brasile, Amazzonia in fiamme: critiche a Bolsonaro, che accusa le Ong

di Redazione

Cresce l’allarme incendi in Brasile. La denuncia arriva dall’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Paese sudamericano (Inpe). Per quanto riguarda la macro-regione amazzonica, l’Inpe parla di aumenti considerevoli in quattro dei nove Stati coperti dalla foresta, mentre la Nasa, che cita il Global Fire Emissions Database, sostiene che le attività antincendio nel bacino amazzonico sono leggermente al di sotto la media rispetto agli ultimi 15 anni. I numeri restano comunque preoccupanti e il governo brasiliano è finito nuovamente sotto accusa per la gestione delle politiche ambientali, ma il presidente Jair Bolsonaro ha tirato in ballo le Ong.

+ 82% di roghi in 8 mesi – I satelliti dell’Inpe hanno rilevato un aumento dell’82% dei roghi, da gennaio ad agosto 2019, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I dati dell’Inpe riportati da O Globo parlano di 71.497 incendi, rispetto ai 39.194 registrati nei primi otto mesi 2018. Si tratta del numero più alto dal 2013 e arriva dopo due anni in cui il fenomeno era in diminuzione. Ma i numeri sono relativi all’intero Paese e non solo ai nove Stati della regione amazzonica. Nelle aree coperte dalla foresta gli incendi sono stati 39.033. Di recente il fumo degli incendi, riporta la Bbc, ha provocato anche un blackout nella città di San Paolo, che comunque non si trova nella zona dell’Amazzonia.

Sempre, secondo le cifre dell’Inpe, citate da O Globo, cinque sono gli Stati (di qui i primi 4 fanno parte della regione amazzonica) che hanno registrato un aumento maggiore del numero di incendi in Brasile dall’inizio dell’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: Mato Grosso, in crescita del 260% rispetto al 2018; Rondônia, con il 198%; Pará, con il 188%; Acre, con 176%; e Rio de Janeiro, con il 173%. Se si prende come base solo il numero, il Mato Grosso ha avuto il maggior numero di incendi (13.641 incendi), che rappresentano il 19% del totale nazionale.

La Nasa sostiene invece che al 16 agosto 2019, le osservazioni satellitari indicavano che l’attività antincendio totale nel bacino amazzonico era leggermente al di sotto della media rispetto agli ultimi 15 anni. “Sebbene l’attività sia stata superiore alla media nello Stato Amazonas e, in misura minore, in quello di Rondônia – affema la Nasa – è stata inferiore alla media in Mato Grosso e Pará, secondo il Global Fire Emissions Database”.

Di certo c’è che i dati dell’Inpe hanno fatto finire di nuovo Bolsonaro nel mirino delle critiche. In un discorso a Brasilia, il presidente ha detto che questi incendi, in maggioranza causati da azioni umane, “potrebbero essere stati potenziati dalle Ong, perché hanno perso i soldi che ricevevano”. Successivamente il presidente ha precisato: “Non sto dicendo che le Ong sono responsabili degli incendi, sto dicendo che qui c’è un reato da combattere” ma “esiste un interesse delle Ong, che rappresentano interessi diversi da quelli del Brasile”, perché “noi gli abbiamo tolto molti soldi: dei fondi che venivano da fuori, il 40% andava a loro, e ora non ce l’hanno più. E abbiamo messo fine anche ai contributi pagati con fondi pubblici”.

L’Inpe, l’istituto di ricerca che ha diffuso i dati, è lo stesso che pochi giorni fa ha denunciato, dati alla mano, un’accelerazione della deforestazione dell’Amazzonia proprio sotto la presidenza di Bolsonaro. Lo stesso Bolsonaro, alcune settimane fa, ha licenziato il direttore dell’Istituto, Ricardo Galvao, accusato dal presidente di “agire al servizio di Ong straniere”. Anche in quel caso, critiche erano arrivate al governo dopo la diffusione dei dati sul vertiginoso aumento del tasso di disboscamento dell’Amazzonia, rilevato proprio dall’Inpe: il 278% in più rispetto al 2018. Gli ambientalisti hanno accusato Bolsonaro di incoraggiare il disboscamento da parte di taglialegna e agricoltori. Il presidente ha bollato i dati dell’Inpe come “fake news”.

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