Chieti, frode fiscale con fatture false: 73 indagati e sequestri per oltre 1 milione

di Redazione

Frode fiscale e contributiva conseguente a emissione di fatture false per 190 milioni di euro, 73 persone indagate a vario titolo per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e contributiva, 36 le società coinvolte. Questo il bilancio dell’operazione ‘Spectral Kingdom’ che ha visto impegnata la Guardia di finanza di Chieti, insieme ai reparti di Roma, Napoli, Bologna, Latina e Macerata, per procedere all’esecuzione del provvedimento di sequestro emesso dalla Procura del capoluogo di provincia abruzzese.

Le indagini, avviate a seguito di una richiesta di mutua assistenza amministrativa pervenuta dall’organo collaterale slovacco, hanno consentito di sgominare una collaudata ed organizzata associazione a delinquere – composta da professionisti e imprenditori (anche attraverso il ricorso a prestanomi) – che, attraverso la gestione di 36 società (di cui una ramificata sul territorio teatino), aveva posto in essere un vasto ed articolato duplice sistema fraudolento finalizzato alla realizzazione di una cosiddetta frode carosello, volta a conseguire indebiti vantaggi fiscali in materia di imposizione indiretta (Iva), mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture relative ad operazioni soggettivamente inesistenti per circa 190 milioni di euro e anche contributiva, attraverso l’illecita somministrazione di manodopera con conseguenti omessi versamenti delle ritenute previdenziali, irregolarmente compensate con i crediti erariali fittiziamente creati mediante la contabilizzazione delle fatture per operazioni inesistenti.

In particolare, i vertici del sodalizio criminale avevano costituito e gestivano un circuito commerciale al cui interno si realizzavano solo formalmente le cessioni di merci sfruttando l’interposizione di società cartiere e di società filtro (imprese prive di una stabile organizzazione aziendale e di autonomia finanziaria) gestite da meri prestanomi spesso pluripregiudicati o nullatenenti, domiciliate – nella stragrande maggioranza dei casi – presso società di servizi di Roma, Napoli e Chieti. Attraverso un “vorticoso” scambio di fatture false e l’interposizione fittizia delle “cartiere”, le società destinatarie finali dei beni, – le reali beneficiarie del sistema fraudolento accertato – conseguivano benefici di carattere fiscale, poiché’ l’acquisto da un operatore nazionale consente alla società acquirente la detraibilità dell’imposta sul valore aggiunto indicata nella fattura passiva; benefici di carattere economico, consistenti nella possibilità di acquistare la merce “sottocosto” dalla società fittizia (la quale a sua volta recupererà la conseguente perdita attraverso l’omesso versamento delle imposte dovute) potendola commercializzare a prezzi fortemente ribassati, eludendo la concorrenza tramite il ricorso ad una pratica commerciale scorretta.

Nell’ambito dell’operazione sono così stati scoperti dagli investigatori: 190 milioni di euro il valore delle false fatture emesse, 66 milioni di euro i ricavi sottratti al fisco, 16 milioni di euro di iva dovuta, 4 milioni di euro di contributi previdenziali non versati, 1,6 milioni di euro il valore dei beni sequestrati.

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