Aversa, “piscina” sotto chiesa di Sant’Antonio al Seggio: chiusa per inagibilità

di Antonio Arduino

Aversa – Chiesa e convento chiusi per inagibilità a tempo indeterminato. A dichiararli inagibili sono i frati del Convento Francescano collegato alla chiesa di Sant’Antonio al Seggio, la prima chiesa dedicata al Santo di Padova edificata in Italia e probabilmente nell’intero globo terrestre essendo stata fondata un anno prima della sua morte, avvenuta il 13 giugno 1231.

A lanciare, l’allarme che ha obbligato alla chiusura della chiesa e del convento a tempo indeterminato, è don Paolo, responsabile del complesso, che nel mese di luglio, quindi quattro mesi fa, dopo aver fatto risolvere un danno all’impianto idrico interno, aveva fatto eseguire una perizia tecnica, costata ai frati 12 mila euro, per verificare lo stato di conservazione della struttura conventuale che manifestava problemi di staticità nel dormitorio.

La perizia, come racconta don Paolo, fu consegnata a tutti gli enti interessati all’esistenza del complesso, tra questi il Ministero dell’Interno Fondo Culto (Fec), proprietario del complesso, il Vescovo della Diocesi di Aversa, la Soprintendenza e il Comune di Aversa. Enti che ad oggi non hanno provveduto ad intervenire effettuando una loro eventuale perizia finalizzata ad organizzare almeno la messa in sicurezza del complesso.

“Purtroppo – dice don Paolo – i problemi di staticità presenti nel dormitorio, con la pioggia di questi ultimi giorni, si sono aggravati e a questi si sono aggiunti problemi interessanti la sacrestia e la chiesa stessa, all’interno della quale si sono aperte delle crepe”.

Dopo aver segnalato la nuova situazione al responsabile provinciale dell’Ordine è stata presa la decisione di dichiarare inagibile la struttura conventuale e la chiesa, a tempo indeterminato, dandone comunicazione ai fedeli durante l’omelia della messa domenicale del 12 novembre. La chiusura potrebbe far scomparire i francescani da Aversa, a meno che il vescovo della Diocesi, Angelo Spinillo, non trovi una chiesa capace di ospitare i francescani sia per le celebrazioni sia, ma soprattutto, per consentirne il proseguimento delle attività pastorali che venivano svolte all’interno del complesso di via Seggio.

Una possibilità che, al momento, appare remota mentre appare possibile che la situazione di pericolo in cui versa il complesso possa creare danni anche alle abitazioni confinanti. Questo perché sotto la chiesa sarebbe presente, per usare le parole di don Paolo, una vera e propria “piscina olimpica” tanta è l’acqua raccolta nel vuoto sottostante l’immobile e la strada circostante, come sarebbe stato evidenziato dalla verifica tecnica fatta effettuare dai frati.

Se questo dato fosse confermato  sarebbe indispensabile intervenire in tempi brevissimi per impedire una tragedia annunciata, quelle sarebbe il crollo di tutto o di parte del complesso, cosa che comporterebbe per la città la perdita di una chiesa importantissima da un punto di vista storico-artistico essendo, come detto la prima chiesa al mondo intitolata al santo di Padova, cosa che è stata possibile perché, come racconta don Paolo, la chiesa esisteva prima della morte del frate francescano ma era dedicata a Sant’Antonio Abate, cosicché bastò cambiarne la dedicazione alla morte del santo di Padova ma insieme alla perdita un complesso conventuale di enorme importanza, e alla conseguente possibile scomparsa dei francescani da Aversa, l’eventuale crollo dell’immobile potrebbe avere ripercussioni serie sugli edifici presenti nei dintorni,  ammesso che quella che don Paolo ha definito “piscina olimpica” sotterranea non abbia già creato danni alle strutture degli edifici di via Seggio al di sotto della quale sarebbe del vuoto.

Considerando che la relazione tecnica disposta dai frati è stata consegnata circa  quattro mesi fa anche alla Soprintendenza che non avrebbe ancora incaricato un suo tecnico per la verifica degli eventuali interventi da porre in atto e che la stessa relazione sarebbe stata consegnata nel medesimo periodo all’amministrazione comunale senza che ponesse in essere una verifica della reale consistenza dell’eventuale pericolo i frati, primo fra tutti don Paolo, non possono fare altro che affidarsi alle mani del Signore affinché non accada un disastro che avrebbe, a questo punto, nomi e cognomi dei responsabili avendo loro, i frati, fatto quanto era possibile per prevenirlo.

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