Carinaro, Biagio Masi: “La sede del Pd ridotta a comitato elettorale”

di Redazione

CarinaroIn questi ultimi tempi siamo stati inondati di interviste, articoli, dichiarazioni da parte delle due anime del Pd e del capogruppo di opposizione Barbato. Oggetto di contesa sono stati il tesseramento 2015, quello taroccato del 2014, da parte di quelli che si annoverano tra i sostenitori dell’amministrazione, la sconfitta della giunta sull’isola ecologica, l’intervento di Cantone sulla vicenda dell’appalto per l’adeguamento del piano regolatore, il cimitero ed infine il modo vergognoso con cui si svolgono le sedute del consiglio comunale che offende la storia dell’Assemblea consiliare cittadina degli ultimi 40 anni. In quelle assisi emergevano spunti critici, capacità e competenze, posizioni spesso accese e contrastanti ma sempre all’insegna del rispetto della persona.

Oggi, invece, il Consiglio comunale sembra diventato un pollaio, un luogo ove i protagonisti trovano soltanto il tempo di azzuffarsi ed offendersi. Mai un giudizio politico degno di nome, mai un’osservazione pertinente e fondata. Sono questi tutti fatti importanti, di cui bisogna discutere, i soli, forse, che interessano veramente ai cittadini.

Ma quello più eclatante, sul piano strettamente politico, è il fatto che la naturale sezione del Pd non c’è più. Si è trasformata in un comitato elettorale pro-Dell’Aprovitola, sede di svago, pettegolezzi e di intrattenimento per i rappresentanti dell’amministrazione di qualunque estrazione politica, ossia di coloro che non sono e non saranno mai del Pd. L’oscuramento del simbolo è stato l’epilogo di una serie di fallimenti e di errori di quella parte del Pd (oggi, forse, non lo è più, perché, molti di essi, non hanno rinnovato la tessera), che ha contribuito alla vittoria della lista “Carinaro libera”.

Il primo errore di fondo è stato quello di formare una lista fuori dalla sede istituzionale e senza l’avallo degli organi statutari. Nella primavera del 2014 gli organi sezionali non furono coinvolti e il segretario non fu messo nella condizione di esprimere una linea, come prevede lo statuto, né di concorrere minimamente alla scelta dei candidati e alla elaborazione del programma (forse non era necessario poiché “Carinaro libera” a suo tempo, utilizzando mezzi informatici, copiò integralmente il programma di una lista di un paesino di montagna dell’Italia del nord).

Appare chiaro che l’altra parte del Pd, nel voto amministrativo, abbia fatto scelte diverse, votando una lista composta da candidati giovani non politicizzati e da alcuni iscritti al Pd (Coscione, Attademo, Centrella), preferendola  alla lista “Carinaro libera”, che conteneva elementi di Forza Italia, della destra, dell’Udc, molti dei quali, per dieci anni erano stati i più aspri avversari dell’Amministrazione rappresentata dalla lista “Rinnovato Patto per Carinaro”, ma che, però, sono stati, con il 50% delle loro preferenze, determinanti per la vittoria.

Il risultato di 2300 voti conseguito dalla lista “Carinaro libera” appare abbastanza modesto. Anzi, esso diventa ancora più deludente se viene paragonato a quello raggiunto dalla lista “Rinnovato patto per Carinaro” a guida Masi, che totalizzò circa 2700 voti, senza l’apporto di Zampella, Sardo, D’Agostino e Bracciano.

Il fallimento di questa parte del Pd che sostiene l’amministrazione è continuato con i risultati modesti alle regionali, nelle quali il Partito Democratico, pur con la giustificazione del calo dei votanti, ha ottenuto appena 800 voti, benché sostenuto da quasi tutta l’amministrazione, da dirigenti di partito a livello provinciale, dal movimento giovanile, con il nostro apporto di circa 300 voti (tra preferenze e voti di lista) e con la presenza di un candidato radicato sul territorio e sostenuto da operatori industriali che, per motivi di lavoro, hanno legami con Carinaro.

Alle Europee, invece, totalizzammo 1260 voti, soprattutto con l’impegno del sottoscritto segretario, e con l’aiuto modesto dei candidati del Pd alle amministrative, che si preoccupavano solo delle preferenze personali.

Come si vede, chi ha scelto di porre in atto una spaccatura frontale con l’altra parte del Pd, che pur non disponendo di alcuno strumento  e leva di potere, dimostra di essere sempre radicata in tante famiglie del paese, non ha dato buoni risultati: continui insuccessi sul piano politico, fallimento sul piano amministrativo, nascita di nuove forme di aggregazione, consolidamento del movimento di Grillo, tutti elementi che determineranno, nel giro di qualche anno, la sconfitta di questi amministratori.

La più grave sconfitta, poi, per un’amministrazione a guida Pd, anche se sostenuta e condizionata da forze di destra, sul piano dell’immagine, è quella di aver determinato materialmente la chiusura del partito che, per il momento, non esiste più. E’ questa la vera tragedia, altro che il teatrino e il reality imputato ad alcuni consiglieri comunali di opposizione, che non sono messi in condizione di intervenire, soverchiati numericamente e aggrediti verbalmente.

Negli oltre 2000 voti conseguiti dalla lista “Uniti per cambiare” vi sono centinaia e forse anche migliaia di cittadini che avrebbero voluto ritrovarsi in un progetto politico di centro-sinistra e che non avrebbero voluto interrompere la grande esperienza dell’incontro tra cattolici e progressisti messa in campo oltre 10 anni or sono.

Una classe politica intelligente dovrebbe saper leggere i fenomeni che le sono davanti, essere più aperta e meno arrogante, saper interpretare in modo giusto le istanze e le aspirazioni ideali e politiche dei cittadini. Dal giugno del 2014, invece, nessuno ha avuto la voglia e la forza di convocare una grande assemblea politica, di iscritti e simpatizzanti, per discutere di quanto era successo e su cosa il partito dovesse fare per recuperare l’unità perduta e rilanciare l’azione del Pd per le sfide del futuro.

Noi, sul piano strettamente politico, pur restando iscritti al Pd, preferiamo non partecipare alla vita delle “botteghe elettorali” di qualcuno, anche perché quella in carica, per come è nata e per il suo colore arlecchino, non rappresenta il vero centrosinistra di Carinaro, La nostra adesione all’associazione culturale Terra Nostra sarà invece l’occasione per contribuire a preparare la nuova classe politica di Carinaro.

L’attività del sodalizio vorrà essere momento di discussione e di approfondimento dei più interessanti e scottanti temi del paese, strumento perché possa arrivare nelle case dei carinaresi l’eco del fallimento di una formula politica nata solo per la difesa degli interessi personali di una parte dei suoi componenti.

Biagio Masi

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