Un golpe dietro la caduta del Governo Prodi, il libro-inchiesta di Pennarola

di Redazione

Napoli – È stato presentato al Teatro Sannazaro di Napoli il libro-inchiesta di Rita Pennarola “2008 – L’anno che ha stravolto l’Italia. Artefici e protagonisti dell’Annus Horribilis che ha spinto il Paese sull’orlo del baratro” (Aracne Editrice).

All’incontro hanno preso parte, tra gli altri, Alfonso Pecoraro Scanio e Luigi De Magistris che hanno ripercorso insieme all’autrice i passaggi cruciali politico-giudiziari vissuti da entrambi a cavallo del 2007 e del 2008. Quei mesi che, secondo la giornalista, “aprono in Italia la crisi economica più lunga e tetra della storia repubblicana”. Una storia “attentamente programmata” da “oscure trame”, culminata con la “fucilazione meditico giudiziaria” del già Ministro dell’Ambiente e dell’ex p.m. di Catanzaro protagonisti con le loro azioni di “rivolgimenti capaci di sovvertire gli equilibri del potere”.

Per Pennarola, di quel Governo Prodi caduto nel gennaio 2008, Pecoraro Scanio era “l’uomo da battere”. Un Ministro “scomodo”, ha sottolineato l’autrice nella rilettura di alcuni passaggi del suo libro, un “giustiziere “duro” e “puro” che aveva “trasformato in legge dello Stato alcuni sogni degli ecologisti no-global, traducendoli in provvedimenti capaci di destabilizzare le leve economiche del potere petrolifero”.

La “rimozione” di Pecoraro Scanio dalla scena politica – nella tesi della giornalista – rappresentò un passaggio necessario per difendere “interessi lobbistici consolidati da decenni, a partire da quelli delle multinazionali, che in quel periodo puntavano le loro carte su inceneritori e ogm”.

Dalla scure sui contributi CIP6 che, in contrasto alle normative europee, per quasi vent’anni in Italia sono stati incassati dalle raffinerie di petrolio e dagli inceneritori – soldi che spettavano al solare e alle rinnovabili – alla lotta contro le Grandi Opere inutili come il Mose, il ponte sullo Stretto, la Tav. Un “moloch” con “interessi da miliardi di euro” contro il quale si abbatté “l’autentica lotta” di Pecoraro Scanio.

“Effettivamente l’attacco che ho subìto, e che Rita Pennarola registra bene, è stato molto violento – commenta l’ex Ministro, oggi Presidente della Fondazione UniVerde – Evidentemente per le lobby abituate a governare al posto della politica, o con la condiscendenza di una certa politica, il mio lavoro risultava una cosa inaccettabile. Ero scomodo perché ero vero. Sono però molto contento perché grazie al mio intervento di allora oggi in Italia abbiamo 600mila impianti solari e il 40% della nostra energia elettrica è prodotta da fonte rinnovabile”.

Sul “ruolo “politico” svolto da una certa parte della magistratura”, Pennarola propone nel libro la storia di un’altra “epurazione” che segnò il fatidico annus horribilis 2008, quella dell’allora p.m. di Catanzaro Luigi de Magistris. Una figura che per l’autrice incarnava “quel ruolo che la Costituzione assegna all’autorità inquirente del pubblico ministero esercitando l’azione penale con l’unico scopo di rappresentare gli interessi di tutti i cittadini italiani”. Da Poseidone, a Why not fino a Toghe lucane, le inchieste firmate De Magistris sono “fra loro concatenate perché tutte legate ad un sistema di potere che aveva fino ad allora agito indisturbato per decenni, con le complicità necessarie nelle sfere più elevate del potere istituzionale ed anche di quello giudiziario”. Da qui, Pennarola ricostruisce i suoi passi nei “gangli sensibili” della “rete” che mischiava “alti esponenti delle istituzioni, politici, imprenditori e soprattutto magistrati” fino al “cataclisma che si sarebbe abbattuto sulla testa del pubblico ministero “impiccione”.

“La mafia l’ho vista negli occhi, l’ho respirata – ha raccontato De Magistris alla platea – L’ho toccata quando gli avvocati mandati dai mafiosi venivano a dirmi contro chi mi ero messo contro. L’ho incrociata quando persone delle istituzioni mi hanno offerto i posti più incredibili e prestigiosi pur di lasciare la Calabria. In un dibattito a Reggio nel 2007 dissi pubblicamente che dalla Calabria mi dovevano cacciare in due modi: “O mi trasferite o mi ammazzate” dissi, “Ma i miei lavori non li lascio”. Ho dato così fastidio che la loro strategia è stata quella di costringermi a difendermi a vita”.

All’evento hanno preso parte anche Raffaele Savonardo dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Maurizio Montalto di Acqua Bene Comune Napoli e Livio Varriale di Julie News. L’attrice Lara Sansone ha accompagnato il dibattito con la lettura di alcuni tra i brani più significativi del libro di Rita Pennarola.

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