“Amo”, Miguel Bosè: “Questa volta sono io”

di Emma Zampella

Ha scelto solo quattro brani in italiano per il nuovo album, Miguel Bosè. Si intitola “Amo” il nuovo disco anticipato, in radio, dal singolo “Encanto/ L’incanto”.

Un lavoro in studio che arriva a cinque anni di distanza dalla precedente raccolta di inediti, “Cardio”. Un prodotto musicale che raccoglie 15 titoli che raccontano la curiosità e le passioni del cantautore italo-spagnolo. “La curiosità per le cose del mondo – dice Bosè – è qualcosa che mi accompagna da quando ero bambino e mi mettevo a leggere libri sotto le coperte, con una torcia elettrica. In famiglia avevamo una biblioteca e mia madre veniva da un certo tipo di cinema e di cultura. Mio padre quasi non sapeva scrivere ma era un uomo di grande intelligenza”.

Il tema principale del disco è la conoscenza. “Amo è un viaggio immenso attraverso quello che è uno dei miei tratti più importanti: la mia insaziabile curiosità”, confida. “Solitamente romanzo, invento dei personaggi ai quali faccio dire cose a cui tengo – continua Bosé – Ma questa volta no: sono io. E parlo in prima persona”. Questa volontà di proporre qualcosa di particolarmente personale è dimostrata anche dalla stessa scelta della copertina del disco: “Ci sono tutte le cose che fin da quando ero piccolo mi affascinano: la biologia marina, gli animali, l’astronomia, ecc”. Nell’incontro con la stampa in occasione della pubblicazione del suo nuovo lavoro, Bosé si è raccontato dando sfogo alle due anime che lo rendono l’artista inimitabile ed insostituibile quale è.  “Mentre scrivevo queste canzoni in casa, Miguel cucinava per Bosé. Miguel è molto importante per Bosé, perchè gli dà la terra, gli dice: ‘Prenditi i tuoi tempi’. È un uomo quasi noioso, Miguel: è un cittadino normale. È stato creato apposta per compensare l’uragano Bosé (che invece è creativo, infantile e soprattutto senza regole né frontiere)” ha confidato il cantante. Ma questo della maturità è anche l’anno delle consapevolezze: “La scrittura del disco è iniziata circa due anni e mezzo fa. Se c’è tempo il risultato ne risente in modo positivo. L’ho realizzato tutto a casa. Questo è stato fondamentale per me perchè intanto potevo godermi della mia famiglia, del mio orto, dei miei cani. È stato tutto molto low profile”.

Un album creato in America Latina, dove vive, a Panama per la precisione, con la madre e i quattro figli. “Passo la maggior parte dell’anno in America Latina – dice Bosè – dove ho il mio mercato principale. Quando non c’erano i miei figli potevo partire all’avventura ma oggi ho voluto fare una scelta che mi permettesse di stare con loro e di non smettere di fare questo lavoro”. “Mi manca ancora tanto – racconta l’autore parlando del suo futuro sulla scena musicale – Si sta aprendo per me un giardino di emozioni. Completamente unico, che non assomiglia a nient’altro. Ho voglia di riscoprire cosa vuol dire amore, sacrificio e valori che cambiano”.

In ogni caso, “c’è bisogno di tempo per poterlo capire”. “A quanto pare – commenta ancora Bosè – dicono che questo è l’album più Bosè che abbia fatto da anni. Io in realtà penso che tutto quello che faccio mi rispecchi in pieno ma a quanto pare che questo lavoro rende l’idea ancora di più”. Tra i brani presenti nel disco c’è anche una canzone, “I miss you face”, in inglese, dedicata al padre. “Il brano è stato scritto assieme ad un ragazzo e una ragazza di 16 e 17 anni e in origine era dedicato al nonno morto di uno dei due”.

Il tour che partirà in primavera, a marzo dal Messico,  terrà impegnato Bosè fino all’anno prossimo e per un eventuale passaggio in Italia c’è da aspettare il risultato delle vendite dell’album. “Al mercato italiano mi sono riavvicinato da qualche tempo – spiega l’ex coach di ‘Amici’ – dopo una lunga assenza. Negli anni Ottanta ho perso il mercato italiano per un album che non era stato capito nella sua sperimentazione. Faccio sempre l’esempio di Alberto Sordi, che fino a quando ha fatto i film che gli italiani si aspettavano è stato considerato il più grande, mentre quando ha provato a fare qualcosa di diverso non è andata ugualmente bene”.

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