“Voci sommerse”, dibattito con Pino Aprile a Officina Teatro

di Antonio Taglialatela

Pino Aprile CASERTA. “Ogni battaglia contro pregiudizi universalmente condivisi è una battaglia persa”. Scriveva Nicholas Humphrey in “Una storia della mente”.

Probabilmente potremmo definire questa frase come emblematica della cosiddetta “questione meridionale”. Proprio quest’ultima è stata protagonista dell’incontro ad Officina Teatro (San Leucio) – impegnata in una tre giorni dedicata ai 150 anni dall’Unità d’Italia – dal titolo “Voci Sommerse”.

Durante la serata i presenti hanno potuto assistere ad un coinvolgente reading con con Peppe Papa e Alessandra Asuni, che hanno donato le proprie voci ad alcuni scritti il cui soggetto era il brigantaggio, seguito da alcune riflessioni sul Sud. Le loro voci, alternate, erano accompagnate dalla chitarra di Carmine Scialla e dai flauti di Alessandro de Carolis, che hanno contribuito a creare un’atmosfera ricca di suspense che aiutasse l’ascoltatore a meglio immedesimarsi nei testi presentati.

A seguire ha avuto inizio il confronto, moderato dalla giornalista Antonella Palermo, tra lo scrittore Pino Aprile – autore del best seller “Terroni d’Italia” e del recente “Giù al Sud”- e Pompeo De Chiara – presidente dell’Associazione Culturale Borbonica “Terra di Lavoro”. Quest’ultimo è il primo a prendere la parola iniziando un discorso impiantato sul duplice aspetto della storia che si studia sui banchi di scuola: da un lato “nostra compagna”,perché aiuta ognuno a conoscere meglio il proprio Paese, dall’altro un’ingannatrice, poiché quella che ci è presentata è la storia dei vincitori e non dei vinti; per tale ragione ai nostri occhi è posto,o meglio imposto, un unico punto di vista, una realtà unilaterale che non lascia spiragli riflessivi diversi da quelli forniti.

La stessa Unità d’Italia, di cui si festeggiano i trascorsi 150 anni,è probabilmente stata un semplice pretesto per salvare le finanze piemontesi attraverso delle strategiche propagande contro i Borbone, denigrati per anni. Ora, invece, ci si afferma pronti a riappropriarci della nostra storia. È proprio con quest’ultima affermazione che la giornalista Antonella Palermo passa la parola a Pino Aprile ponendogli una domanda: “Perché non c’è unità?”. Egli le risponde parlando della propria ricerca dell’italiano. Egli, infatti, afferma che nella stessa Italia non esista alcun italiano, poiché questo non è altro che il frutto della mescolanza di svariati popoli. Noi, infatti, siamo definiti “popolo” in maniera indicativa, perché legati tra noi attraverso dei confini ed una storia,ma la nostra stessa lingua è un qualcosa di astratto . Se solo pensiamo alla Puglia, in essa ritroviamo ben quattro diversi tipi modi di dire “papà”.

In effetti, come lo stesso Pino Aprile con grande ironia afferma, noi stessi non sappiamo chi sia nostro padre! Segue una critica al contemporaneo Stato Italiano, il quale continua a sfruttare i fondi del popolo in maniera sbagliata . Come esempio parla della Tav (115 milioni di euro al km per 50 chilometri, vale a dire dieci minuti estremamente veloci e i successivi a velocità pari a quella di un normale treno merci). È addirittura la stessa Trenitalia, che dovrebbe tutelare l’unità, a tagliare l’Italia a metà. Matera, addirittura, non è caratterizzata da alcuna stazione. Lo Stato giustifica ciò dicendo che questa è posizionata troppo in alto, risultando così ridicolo rispetto alla recente stazione cinese sull’Himalaya. Persino il budget scolastico è stato mal gestito.

Per il sud, infatti, è spesa una somma minore rispetto a quella atta ad essere sfruttata per il nord, e per tale ragione le scuole meridionali si dimostrano “sottosviluppate” dal punto di vista strumentale. La classe politica è, quindi, colpevole del divario sempre maggiore tra Nord e Sud caratterizzato anche dalla cattiva gestione del patrimonio artistico meridionale, che costituisce il 60% del patrimonio artistico mondiale. L’Italia nasce grazie alla rivoluzione industriale.

Dobbiamo ricordare, però, che ogni rivoluzione industriale nasce per saccheggiare un paese facendone ricco un altro, e ciò è successo per il Sud,divenuta quasi “officina industriale”.È proprio da questo che nasce la cosiddetta “questione meridionale”, quasi come fosse un nostro problema! – afferma Aprile – Noi siamo cresciuti credendo che il Sud fosse arretrato,povero e oppresso, ma in realtà di 14mila studenti universitari 10mila appartenevano al sud Italia e 4mila erano sparpagliati in tutta la penisola. È proprio qui, a Napoli, che abbiamo visto nascere l’economia politica,la storiografia, la sismologia e la teologia. È proprio da tale riflessione che la giornalista Antonella Palermo coglie l’occasione per porre allo scrittore una domanda: “Mentre tutti guardano al nord, perché i terroni salveranno l’Italia?”. Egli risponde affermando che l’Italia è costruita come un sistema squilibrato. Colui che ne patisce le conseguenze chiederà il cambiamento, ed è proprio qui, al Sud,che sta cambiando qualcosa. La nostra generazione è la prima che vede la possibilità di prescindere da spazio e tempo; i ragazzi di oggi si incontrano con un click, ovunque questi si trovino. È proprio la rivoluzione industriale che ha fatto di noi “figli delle merci”, della tecnologia meccanica. Se ognuno è in grado di incontrare l’altro attraverso la rete, allora non esistono tra noi differenze,siamo tutti alla pari. Il mondo 0, il cosiddetto “virtuale”, diviene così reale per i nostri figli. I loro desideri divengono il loro mondo, non sono più “terroni”.

Per tale ragione bisogna affermare che il sentirsi “meridionale”, ”terrone” nei confronti del mondo diviene una semplice paura da razionalizzare. Numerosi sono i giovani del Sud che all’estero creano grandi rivoluzioni grazie ad altrettanto grandi scoperte. Dalbono ebbe a dire una volta: ”Ai Napoletani si può negare un grande futuro, giammai un grande passato”, e sicuramente oggigiorno siamo in grado di smentire quest’affermazione.

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