Ritrovati nella Diocesi di Lucca i resti di San Cesario

di Redazione

 CESA. Nell’anno in cui la Comunità Cesana si appresta a celebrare il quarto centenario della traslazione delle reliquie del protettore San Cesario Martire, si porta a conoscenza della cittadinanza l’avvenuto ritrovamento di una parte considerevole del corpo del Santo nella Basilica di S. Frediano di Lucca.

Secondo la tradizione, Cesario era un diacono di origini nordafricane che naufragò a Terracina all’epoca dell’imperatore Traiano quando era in voga un rito pagano in onore del dio Apollo, celebrato annualmente il 1° gennaio, che prevedeva un sacrificio umano. Cesario protestò contro questa terribile usanza e quest’azione gli costò la condanna alla pena dei parricidi: fu chiuso in un sacco con il suo compagno, il presbitero Giuliano, e gettato in mare dal Pisco Montano il 1° novembre del 107 d.C. Recenti studi confermano la tradizione agiografica e iconografica: il Santo fu martirizzato quando era un giovane adulto con età compresa tra i 18 e i 22 anni.

I corpi dei due martiri, miracolosamente rigettati a riva, furono ritrovati dal monaco Eusebio e seppelliti nella proprietà del presbitero Quarto di Capua che abitava nell’Agro Varano, la terra dei Vari, una ricca famiglia terracinese convertita al cristianesimo. Questa casa, ubicata fuori la città di Terracina nella zona nota nel medioevo con il nome “Prebende”, servì come luogo di rifugio e riunione dei cristiani che accorsero a pregare sulla tomba di S. Cesario e furono battezzati dal prete Felice. La conferma che potesse essere un edificio a carattere funerario è rintracciabile dalla presenza nella zona di sepolture di età romana, alcune delle quali superstiti.

Successivamente i cristiani impauriti per la sorte di Felice ed Eusebio, martirizzati per non aver rinnegato la propria fede, abbandonarono quel luogo e trasportarono il loro oratorio in fondo alla Valle. Nei secoli successivi l’antica chiesa romanica sorta sul primitivo sepolcro di S. Cesario, dedicata a Santa Maria ad Martyres, fu meta di grande venerazione. Questa chiesetta fu distrutta nel 1892 dal proprietario del terreno ma fu eretta una colonna di marmo bianco scanalata sovrastata da una croce di ferro che i contadini del luogo chiamano “Croce di S. Cesario” per ricordare il suo luogo di sepoltura. Nel VI secolo viene scritta la Sanatio Gallae et translatio S. Caesarii.

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Secondo tale racconto, Galla Placidia, figlia dell’imperatore Valentiniano I, fu invasa dal demonio a causa del suo rifiuto di cedere l’area di un giardino, per la costruzione di una chiesa dedicata a San Lorenzo, nel quale la fanciulla andava a giocare con le sue compagne. I genitori la mandarono nell’isola di Chio, nel mar Egeo, sulla tomba di Sant’Isidoro ma Galla non guarì. Durante il viaggio di ritorno, passando per i lidi della Campania, decisero di fermarsi a Terracina dove furono accolti dal vescovo Felice che la condusse nella chiesa di Santa Maria ad Martyres in cui miracolosamente guarì in seguito all’incubatio davanti al corpo di S. Cesario.

L’imperatore, dopo aver ottenuto dal vescovo Felice la concessione a prelevare le spoglie dei SS. Cesario e Giuliano, lasciò alla chiesa terracinese l’ulna e il radio del Patrono e fece traslare le reliquie, fra il 375 e il 379, nella Domus Augustana di Roma, (Villa Mills, distrutta) deponendole, con l’assistenza di papa Damaso intro Romanum Palatium,in optimo loco,imperiali cubicolo dove venne eretto un oratorio in onore del martire chiamato “S. Cesareo in Palatio”. Nel IX secolo troviamo stabilito presso di esso un monastero greco e nel XIII secolo, lo stesso essendo andato in rovina, si provvide a trasportare il corpo di S. Cesareo nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme di Roma dove tuttora si conserva nella vasca di basalto, posta sotto la mensa dell’altare maggiore.

Il papa Alessandro II è fortemente legato alla storia delle numerose traslazione delle reliquie di S. Cesario in Italia e Germania. Nato Anselmo da Baggio, nel 1057 fu nominato vescovo di Lucca, carica che terrà anche durante il papato. Fu il 156° papa della Chiesa cattolica dal 1061 alla sua morte. E’ una delle personalità più energiche della chiesa lucchese medievale: ricostruisce il patrimonio ecclesiastico locale, recupera i beni alienati e incoraggia la vita monastica e canonicale.La sua elezione fu dichiarata nulla dall’imperatrice Agnese, madre di Enrico IV, perché mancava il consenso imperiale ed i vescovi filo-imperiali elessero l’antipapa Cadalo (col nome di Onorio II). Fu convocato un Concilio tenutosi a Mantova nel 1064, presieduto da Annone II arcivescovo di Colonia, nel quale si scomunicò l’antipapa Onorio II.

Nel 1070 l’arcivescovo Annone ottenne dal papa Alessandro II, come segno di riconoscimento, un braccio di S. Cesario che fu riposto nella nuova chiesa di S. Giacomo di Colonia (Germania). Il Papa Alessandro II, recandosi a Mantova per il Concilio, passò da Lucca donando alla chiesa dei SS. Filippo e Giacomo parte del corpo di S. Cesario diacono e martire (otto ossa integre) che aveva portato da Roma. La chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, oggi non più esistente, era ubicata in località Placule, a poca distanza dalle muramedievali di Lucca. Era chiamata “S. Ponziano” in quanto in essa si conservava il corpo del S. Ponziano martire romano.Questa chiesa, con l’annesso monastero, venne nel 1099 concessa ai Benedettini, cui subentrarono nel XIV secolo gli Olivetani. Il culto del Santo diacono di Terracina è attestato in un codice messale, conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo, che il sacerdote ed erudito Luigi Boglino nel 1884 ha attribuito alla chiesa dell’antico monastero di S. Ponziano di Lucca e datato tra 1095 e 1160. In esso si riscontrano le principali feste dei Santi che sono particolarmente venerati nella diocesi di Lucca, come S. Regolo, S. Frediano, Santa Reparata, S. Romano e S. Teodoro.

La festa liturgica di S.Cesario veniva celebrata il 1° novembre , in memoria del suo “dies natalis” che coincideva con la Solennità di tutti i Santi (Festivitas omnium sanctorum. Eodem die S. Cesarii). Le orazioni della sua festa sono identiche a quelle dei sacramentarii di Angelo Rocca e del Menardi. Il Venerabile Cesare Franciotti (1557-1627), devoto di S. Cesario, non potendo trovare tra le antiche scritture dell’archivio di San Ponziano notizie storiche che potessero condurre all’artefice e all’anno della traslazione, erroneamente pensa che il Vescovo Jacopo di Lucca (801-818) durante il suo viaggio a Roma si fosse procurato le ossa del Santo e le avesse traslate nel monastero. Successivamente la memoria liturgica fu fissata sul calendario il 5 novembre anche se la festa veniva solennemente celebrata il 2 novembre, il giorno che la Chiesa dedica alla commemorazione dei defunti.Il suddetto monastero e la chiesa furono distrutti dopo la metà del secolo XV ma i monaci ne costruirono un nuovo a levante della città, fuori delle mura, presso la chiesa di S. Bartolomeo in Silice, che nel 1474 fu dedicata a S. Ponziano, a seguito della traslazione del suo corpo che fu collocato sotto l’altare maggiore. La cassa di piombo contenente il corpo di S. Cesario fu posta nel deposito delle reliquie, in una cappella a destra del presbiterio.

L’epigrafe murata nella chiesa, datata 1727, elenca le reliquie più importanti e quella di S. Cesario è menzionata al primo posto: S. CÆSARII DIACONI ET MART. CORPUS SS. HIPPOLYTI ET FAUSTÆ CAPITA AC OSSA SS. LAURENTII, CASSIANI, ET ANTHIMI ALIORUMQ MARTYRUM EXUVIÆ QUI STOLAS DEALBAVERUNT IN SANGUINE AGNI HOC IN LOCULO TEMPLI XPTI SANGUINE INSIGNIS STOLAM IMMORTALITATIS EXPECTANT D. NICOLAUS SESTI ABBAS IN SACRAM ÆDEM DENUO ERECTAM HÆC TEMPLA SPIRITUS SANCTI INTULIT ANNO D. MDCCXXVII. D. Ettore Marulli, Duca di San Cesario in Terra d’Otranto e Balì gerosolimitano di Venosa, venuto a conoscenza che a Lucca era conservato il corpo del Santo, cercò in tutti i modi di ottenere una reliquia per la sua comunità. Nell’anno 1724 il Duca Marulli fu aiutato dal Cav. Giovan Battista Domenico Sardini di Lucca, appartenente all’ordine Gerosolimitano, che ottenne dall’Abate del monastero di S. Ponziano di Lucca, D. Giustino Conti (al secolo Bartolomeo Conti) della Congregazione Benedettina Olivetana, una porzione di osso del braccio di S. Cesario Diacono e Martire. La reliquia fu incastonata in un prezioso ostensorio d’argento e riposta nel Palazzo ducale di S. Cesario di Lecce dove la quarta domenica di luglio dello stesso anno fu traslata nella Chiesa Parrocchiale. La chiesa di S. Ponziano fu indemaniata nell’Ottocento e le reliquie furono traslate nel monastero dell’Angelo di Lucca che si trova in località Tramonte.

Per alcuni decenni si perde completamente traccia dell’urna. Nel 2009 il Mons. Michelangelo Giannotti, Vicario Generale e Rettore della Basilica di S. Frediano in Lucca, ritrova il reliquiario contenente i resti del corpo di S.Cesario, identificati attraverso il cartiglio in latino “Ossa sex S. Cæsarii Diac. M.”, nel deposito della curia tra gli oggetti non inventariati pervenuti dalle chiese dismesse della diocesi. Nell’urna sono presenti 6 ossa integre: un osso della spalla (la scapola) le due ossa del bacino (ossa iliache) e tre ossa dell’arto inferiore (il femore, la tibia e il perone).

Le ossa sono contenute in un artistico reliquiario ligneo intagliato e dorato, realizzato nel XVII secolo: presenta nella parte anteriore il vetro a forma trapezoidale con la base più breve in basso, i quattro lati sono sagomati da grandi foglie d’acanto con voluta poste sugli spigoli e la fascia inferiore e superiore aggettante con decorazioni fitomorfe mentre internamente è foderato di stoffa rossa. Il Mons. Giannotti, costatando lo stato del reliquiario e le condizioni delle ossa ricoperte dalla polvere, fa eseguire una ricognizione necessaria ad un intervento di pulitura e di risistemazione delle stesse: nella parte superiore della teca sono state disposte le ossa lunghe, legate fra loro con un nastro rosso, mentre in quella inferiore le ossa del bacino, in mezzo alle quali è stata posizionata la scapola su cui è incollato il cartiglio in latino.

Il 1 novembre del 2010, in occasione della Solennità di tutti i Santi, l’urna di S. Cesario Diacono e Martire è stata esposta alla venerazione dei fedeli nella cappella dell’Annunziata della Basilica di S. Frediano di Lucca dove tuttora è conservata in un armadio- reliquiario.

Foto di Mandir Lioi

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