Camorra nel Basso Lazio: otto arresti e sequestri per 8,5 milioni

di Redazione

Antonio BardellinoCASERTA. I finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Roma e i poliziotti della squadra mobile della Questura di Latina hanno eseguito otto arresti e numerosi sequestri nei confronti di un gruppo camorristico operante nel basso Lazio, diretta espressione della frangia Bardellino-Schiavone del clan dei Casalesi e attivo nel racket delle estorsioni.

Le indagini hanno stretto il cerchio intorno al clan, attivo nel racket delle estorsioni a piccoli imprenditori e commercianti del basso Lazio.Sequestrati beni per 8,5 milioni di euro, tra cui un ristorante sull’isola di Ponza, 12 immobili, 5 società e uno yacht. Tramite intercettazioni e accertamenti bancari è’ stata ricostruita le rete di prestanomi.

Tra gli arrestati Angelo e Calisto Bardellino, nipote del boss Antonio Bardellino (nella foto, fondatore del clan dei casalesi, ucciso nel 1988 in Brasile). L’operazione, sottolineano gli investigatori, “riveste assoluta importanza non solo per l’elevata caratura criminale dei soggetti colpiti dalle misure restrittive, ma anche perché delinea in maniera netta e precisa i nuovi equilibri e le nuove alleanze che si sono determinate nei tempi più recenti in seno al clan “dei casalesi” anche a seguito dei plurimi successi investigativi conseguiti dagli organi inquirenti”.

Come descritto nella sentenza del processo Spartacus, recentemente passata in giudicato, l’ascesa del gruppo che fa capo a Francesco “Sandokan” Schiavone e a Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto ‘e mezzanotte”, aveva preso avvio proprio con l’eliminazione fisica di Antonio Bardellino, indiscusso capo dei Casalesi sino al 1988, e con la conseguente “cacciata” dal territorio casalese dei residui componenti della famiglia Bardellino, costretti ad esiliare a Formia. Più di recente, la carcerazione di numerosi esponenti di spicco dei Casalesi e l’emergere di nuove figure di comando, come Nicola Schiavone (figlio di “Sandokan”), ha determinato una radicale rinegoziazione dei vecchi equilibri. Infatti, come emerso nel corso delle indagini dell’operazione “Golfo”, l’antica contrapposizione tra i Bardellino e gli Schiavone è stata del tutto superata.

Appianati i vecchi contrasti, la famiglia Bardellino, da Formia, è di fatto divenuta il punto di riferimento del clan dei casalesi nel basso Lazio e, in particolare, nel sud pontino. In quest’area il gruppo Bardellino si presenta infatti come una vera e propria articolazione del clan dei Casalesi-frangia Schiavone, nel cui interesse e con il cui consenso agisce, compiendo estorsioni e reinvestendo capitali illeciti nell’imprenditoria legale.

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