I bambini delle scuole intervistano il sindaco Fabozzi

di Redazione

 VILLA LITERNO. Gli alunni della scuola elementare “Gianni Rodari” hanno incontrato nel pomeriggio di giovedì il sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi, nell’ambito del progetto Scuole Aperte, in particolare del modulo “Dalla realtà al web”, …

… curato dalle insegnanti Teresa Romana Saggiomo e Anna Attianese. Più in generale, il progetto è coordinato dalle tutor Maria Assunta Diana e Assunta Di Tella e prevede anche i laboratori di danza, cultura popolare e mediazione culturale. In un pomeriggio, circa 30 bambini hanno compiuto una visita guidata in alcuni luoghi simbolo di Villa Literno, a cominciare dalla Chiesa “Maria SS Assunta”, dove il parroco don Giuseppe Cartesio ha illustrato loro com’è fatta la cattedrale e come si svolge la funzione del sacerdote. Dopo aver visitato i ruderi del Castello, i bambini hanno incontrato il capostazione, che ha regalato loro un cappello d’ordinanza. Le relazioni del gruppo coinvolto nel modulo “Dalla realtà al web” serviranno poi a produrre un ipertesto che ripercorrerà le esperienze fatte dai bambini. A patrocinare l’iniziativa l’assessore alla Pubblica Istruzione Nicola Griffo, apparso visibilmente commosso dell’entusiasmo e della genuinità dei bambini che hanno posto le domande al primo cittadino: “Per me questo incontro rappresenta un’emozione in più”.

Alcune domande rivolte dai bambini al sindaco.

 Da quanti anni lei è il Sindaco di Villa Literno? “Da circa sei anni, sono stato eletto la prima volta nel 2003 e poi confermato lo scorso anno”.

Chi ha deciso che lei doveva essere Sindaco? (risata generale) “Non lo decide nessuno. Sono i cittadini di Villa Literno che votano il Sindaco. Tutti quelli che hanno più di 18 anni, quando ci sono le elezioni, scrivono su un foglio il nome del candidato che preferisce e chi riceve più voti diventa Sindaco”.

In questi anni quale è stata la cosa più spiacevole che le è capitata? “Quando una sera, circa due anni fa, mi hanno fatto trovare una testa di maiale appesa al portone di casa mia”.

E invece la cosa che l’ha resa più orgoglioso? “Regalare ad Antonio Tessitore, un ragazzo che ha una grave malattia, il computer che gli permettesse di comunicare attraverso gli occhi e quindi di continuare a vivere”.

 Lei ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato? “No… C’è ancora tanto da fare, per esempio creare posti di lavoro. Ci sono tanti ragazzi che mi fermano per chiedere aiuto ed io non so mai cosa rispondere perché siamo in una situazione difficile”.

E per noi bambini delle scuole cosa intende fare? “Innanzitutto darvi strutture sempre migliori dove imparare e giocare. Ma la cosa più importante secondo me è quella di farvi capire quali sono le cose importanti nella vita, di educarvi, di comunicarvi i messaggi di legalità che mio padre ha insegnato a me e che forse noi genitori non siamo stati capaci di insegnare ai nostri figli”.

E’ difficile fare questo mestiere? “Questo non un mestiere, piuttosto una passione, una missione. Si, comunque è difficile perché spesso devi rinunciare alla tua vita privata. Ora, per esempio, devo andare ad una riunione con altri sindaci e non so quando tornerò a casa. Ma spero almeno mi facciano domande più facili delle vostre…”.

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