I casalucesi disertano convegno sul volume storico

di Angela Oliva

Antonio GrazianoCASALUCE. Lo scorso 27 novembre, alle ore 12.l00, nella Cappella Palatina del Maschio Angioino, il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino e l’amministratore delegato di Dexia Crediop Spa Marc Brugière sono intervenuti alla presentazione del volume: “Casaluce. Un ciclo trecentesco in terra angioina”.

A presentare il volume, edito da Skira, sono stati Ferdinando Bologna, docente di Metodologia e Storia della Critica d’Arte all’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, e Tommaso Strinati, docente incaricato di Storia dell’Architettura alla Prima Facoltà di Architettura di Roma “Ludovico Quaroni”. Forte di una tradizione che la vede ogni anno impegnata nella promozione di un volume di elevato livello scientifico dedicato ai capolavori dell’arte, Dexia Crediop ha presentato questo volume su Casaluce. Dedicato ad una testimonianza imprescindibile del Trecento angioino, l’opera, curata da Tommaso Strinati e da un giovane staff di storici dell’arte, si differenzia dai lavori precedenti: non illustra, infatti, una scoperta assoluta come il restauro di un ciclo di straordinari dipinti nel Monastero dei SS. Quattro Coronati a Roma, ma un monumento da salvare ed un esteso testo pittorico, in parte inedito, da riscoprire e approfondire criticamente. Staccato dalle mura di due ambienti annessi al tempio cristiano, il capolavoro è stato solo parzialmente collocato nella cappella maggiore del Castel Nuovo a Napoli; un nucleo consistente dei dipinti, con le scene più lacunose e consunte, è infatti ricoverata nei depositi del Museo Nazionale della Certosa di S. Martino a Napoli. Dopo vent’anni di oblio (l’ultimo contributo limitato ai soli affreschi esposti al Castel Nuovo risale al 1990) viene quindi pubblicata la prima monografia dell’intero cantiere pittorico di Casaluce: gli affreschi staccati inseriti nel percorso di visita del Museo Civico di Napoli vengono riconsiderati e riletti in chiave unitaria con i frammenti chiusi nel Museo di S. Martino e con il ciclo trecentesco ancora perfettamente conservato sulle pareti della controfacciata della chiesa di S. Maria ad Nives, rinvenuto alcuni anni fa. Questo nuovo volume offre spunti di interesse per almeno due motivi: prima di tutto Dexia Crediop, da sempre vicina al territorio ed alle Istituzioni, ha voluto promuovere la conoscenza di una delle più alte testimonianze della pittura del Trecento in Campania, poco nota eppure di enorme fascino, con un’origine fortemente calata nella storia francese, creando un’interessante connessione culturale con le radici del Gruppo Dexia, nato più di dieci anni fa dall’alleanza di due primari operatori europei della finanza pubblica operanti in Belgio ed in Francia (il Crèdit Communal de Belgique ed il Crèdit Local de France). In secondo luogo, l’iniziativa consentirà di riscoprire e riconsegnare a Napoli ed ai napoletani la pubblica fruizione un capolavoro di incredibile interesse scientifico e turistico, riaccendendo i riflettori sul suo inesauribile patrimonio artistico e culturale. “Con il passare del tempo è diventata una tradizione, per Dexia Crediop, dare il proprio contributo, sotto forma di un libro d’arte, alla scoperta o riscoperta di un’opera che traspira bellezza, curiosità e intelligenza e sentimento – ha affermato l’Amministratore Delegato di Dexia Crediop, Marc Brugière – questo volume dedicato agli affreschi di Casaluce mi sta particolarmente a cuore in quanto rievoca un pezzo di storia in comune tra Italia e Francia”.

L’unica nota di dissenso in questa giornata così importante per Casaluce è stata la scarsa partecipazione delle personalità interessate. All’incontro era presente soltanto il giornalista Antonio Graziano che ha dichiarato: “Sono rimasto molto deluso del fatto di essere l’unico a presenziare questa presentazione, è una sconfitta per tutti i casalucesi. A questo punto devo pensare che le associazioni nate in quest’ultimo periodo sono state delle semplici azioni politiche fine a sé stesse!”. Graziano conclude: “Mi sono sentito solo, almeno aspettavo il sottosegretario ai beni culturali Rosa Suppa e il professore Antonio Garofalo che si erano schierati in prima linea di fronte al problema”.

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