Carinaro, “Don Gennaro Morra, una storia che continua”: la Pro Loco ABC celebra lo storico sacerdote

di Antonio Taglialatela

Carinaro (Caserta) – A vent’anni dalla morte di don Gennaro Morra, Carinaro rende omaggio ad una figura che ha inciso in modo profondo e duraturo nella storia religiosa, sociale e civile della comunità. Un ricordo che non si è limitato alla celebrazione ma che ha provato a restituire il senso concreto di un’eredità ancora visibile nei luoghi, nelle opere e nelle coscienze. La sala consiliare “Cardinale Crescenzio Sepe”, alla presenza di familiari del sacerdote e tanti cittadini, ha ospitato il convegno commemorativo promosso dalla Pro Loco Antico Borgo Casignano, con il patrocinio del Comune e il coinvolgimento della Congregazione delle Suore dei Sacri Cuori e della Parrocchia Sant’Eufemia.

I presenti – I lavori, moderati dal giornalista de Il Mattino Claudio Coluzzi, si sono aperti con gli interventi del sindaco Annamaria Dell’Aprovitola, dell’assessore alla Cultura e Istruzione Rachele Barbato e del parroco don Antonio Lucariello. Sono poi intervenuti il presidente della Pro Loco ABC, Giuseppe Barbato, la vicepresidente Maria Grazia De Chiara, già componente della Gioventù di Azione Cattolica, Rosaria Granata della Congregazione delle Suore Francescane e Arturo Formola, docente di Sociologia generale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Capua. A delineare il profilo umano e pastorale di Morra sono stati don Antonio Lucariello, parroco della chiesa di Sant’Eufemia, monsignor Ernesto Rascato, delegato ai Beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Aversa, e l’ingegnere architetto Romualdo Guida, noto professionista e ricercatore storico aversano.

“Un sacerdote che ha anticipato i tempi” – Don Antonio Lucariello ha ricordato il lungo ministero di Morra alla guida della parrocchia e la portata delle opere realizzate: “Don Gennaro è stato parroco per circa 38 anni, compiendo tante opere. È un uomo che anticipato i tempi perché oggi un sacerdote non deve fare solo il parroco, interessandosi esclusivamente delle attività pastorali, ma deve conoscere anche la vita sociale e politica, comprendendo meglio la realtà e leggendo bene i tempi che sta vivendo”.

“La carità tradotta in opere” – Romualdo Guida ha restituito l’immagine di un sacerdote instancabile, capace di muoversi anche fuori dai confini locali per il bene comune: “Andavamo nei ministeri a chiedere fondi non solo per la chiesa di Carinaro ma per tutte le chiese della Diocesi di Aversa, della quale don Gennaro era responsabile dei beni culturali. Era una persona di grande carità: chiunque si rivolgesse a lui veniva accolto e ascoltato, e don Gennaro si batteva fino in fondo per trovare una soluzione e aiutare le persone”.

Il “cuore sacerdotale” – Monsignor Rascato ha sottolineato la visione ampia e l’attenzione di Morra per ogni ambito della vita comunitaria: “Aveva cura per tutte le realtà, spirituali, culturali, scolastiche, sociali, interessandosi dei lavori, delle istituzioni e anche della promozione del territorio attraverso il restauro. Si è impegnato non solo per Carinaro ma anche per la cattedrale di Aversa, per il seminario e tante altre parrocchie. Aveva un’acutezza di spirito, di intelligenza, ma soprattutto aveva un cuore sacerdotale ricco di carità, ma una carità culturale, una carità che guardava lontano e guardava a tutti”.

Il punto di vista delle istituzioni – Nel suo intervento, il sindaco Dell’Aprovitola ha ricordato come la figura di don Gennaro sia diventata patrimonio anche di chi, come lei, non ha avuto modo di conoscerlo direttamente: “Io sono arrivata dopo il congedo di Don Gennaro dalla parrocchia, per cui non ho avuto la possibilità e il privilegio, come tanti carinaresi, di condividere il suo ministero sacerdotale. Ma attraverso il racconto e le numerosissime testimonianze che, nei 25 anni che vivo il territorio, ho avuto modo di raccogliere, ormai sono noti anche a me il grande sacerdote, la grande mente, ma anche il grande cuore di don Gennaro, descritto come un parroco molto autorevole, rigido, ma appunto con un cuore enorme. I viaggi, le gite che promuoveva per i giovani dell’Azione Cattolica, la promozione di spettacoli teatrali, le opere che ha contribuito a realizzare. Si parla della differenza tra le buone parole e l’azione. Ecco, quando si parla di Don Gennaro si parla non di parole ma di azione concreta”.

“Educatore e punto di riferimento per i giovani” – La professoressa De Chiara ne ha richiamato il valore formativo: “Don Gennaro era il parroco, era il confessore per tanti ragazzi, ma era anche il professore. Lui ci ci ha lasciato un’impronta di rigore nel lavoro, di umanità e di solidarietà. Era un esempio straordinario, lui ha abbracciato tutto il paese e noi giovani eravamo i privilegiati”.

“Valorizzare i carinaresi”– Per il presidente della Pro Loco, Giuseppe Barbato, il convegno ha rappresentato anche una scelta culturale precisa: “Don Gennaro per Carinaro è stato tutto, e le belle testimonianze susseguitesi durante il congegno ancora una volta lo hanno dimostrato”. E ha aggiunto: “La Proloco insiste su Carinaro, vuole alzare il livello culturale della comunità, valorizzare i carinaresi, perché la Pro Loco è fatta di carinaresi, parliamo di noi, del nostro vissuto e anche del nostro futuro”.

Una vita al servizio della comunità – Laureato in Teologia, Diritto Canonico e Giurisprudenza, don Gennaro Morra fu docente negli istituti superiori di Aversa. Dopo aver guidato per dieci anni la parrocchia di Santa Maria dell’Arco, a Frignano, sua città natale, dal 1953 e per trentasei anni fu parroco di Carinaro. Prelato di Sua Santità e Vicario Episcopale per l’Edilizia Sacra della Diocesi di Aversa, lasciò un’impronta concreta in numerosi interventi: dal restauro della chiesa di Sant’Eufemia alla canonica, dalla Casa Albergo “Sant’Eufemia” al teatro della chiesa di Santa Croce, fino alla scuola materna, alla Casa Famiglia e al campo sportivo poi divenuto il “Centro Igloo”. Ritiratosi nel 1989 presso la Casa Albergo, lì visse fino alla morte, il 22 dicembre 2005, pochi mesi dopo aver celebrato 62 anni di sacerdozio. La comunità gli ha dedicato un monumento nel 2007 e uno slargo nel 2015.

Il segno che continua – A dare misura della forza umana e spirituale di don Gennaro è stata la testimonianza di Mimmo De Rosa: “Nel 2005-2006, mentre seguivo la processione di Sant’Eufemia, un amico mi chiese di accompagnarlo all’albergo degli anziani dove viveva don Gennaro, che purtroppo non godeva più di buona salute. Desiderava assistere al passaggio della statua e, una volta entrato nella sua stanza, lo sollevai dal lettino e lo accompagnai sul balcone. Quando la processione transitò sotto di noi, io ero accanto a lui e mi commossi profondamente, e lui insieme a me. Da quel momento mi sono avvicinato sempre di più alla chiesa: ho deciso di mettermi a disposizione della parrocchia, sono entrato a far parte della Congrega e della commissione festeggiamenti”. Un episodio che restituisce, più di ogni altra parola, la dimensione spirituale del ministero di don Gennaro. Anche quando le forze lo stavano abbandonando, il legame con la sua comunità restava intatto, alimentato da una fede vissuta fino in fondo e capace di parlare ancora attraverso gli altri. In quel gesto silenzioso, nel desiderio di vedere passare Sant’Eufemia un’ultima volta, si riflette il senso più autentico del suo sacerdozio: una presenza che continua a generare cammini, ad avvicinare le persone alla Chiesa e a trasformare la memoria in impegno quotidiano. IN ALTO IL VIDEO

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