Corruzione nel settore dei carburanti, arresti e sequestri tra Canosa e Barletta

di Redazione

Un sistema costruito nel tempo, fatto di favori, informazioni riservate e scorciatoie amministrative, avrebbe garantito coperture e vantaggi competitivi nel delicato comparto dei prodotti petroliferi. È questo lo scenario delineato dall’inchiesta che ha portato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, accogliendo la richiesta della Procura, a disporre gli arresti domiciliari per due imprenditori e un pubblico ufficiale, funzionario dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Bari, oltre al sequestro preventivo di due aziende operanti nel deposito e nella commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio di prodotti petroliferi ed energetici, ad uso agevolato e commerciale, con sedi a Canosa di Puglia e Barletta.

Le misure cautelari – Il provvedimento è stato eseguito questa mattina dal Nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale della Guardia di finanza di Barletta Andria Trani. Le accuse contestate, a vario titolo, sono corruzione, falso ideologico e rivelazione di segreti d’ufficio. Contestualmente agli arresti domiciliari è scattato il sequestro delle due società coinvolte, ritenute strumentali alla commissione dei reati ipotizzati.

Un’indagine che viene da lontano – L’ordinanza si inserisce in un filone investigativo più ampio. I due imprenditori, infatti, erano già stati sottoposti a una misura cautelare analoga nel luglio 2024 per fatti di corruzione che avevano coinvolto anche appartenenti alle forze di polizia operanti nel Comune di Canosa di Puglia. Le nuove contestazioni, secondo gli inquirenti, confermerebbero la persistenza di un sistema illecito finalizzato a eludere controlli e regole.

La ricostruzione degli inquirenti – Dalle indagini, anche di natura tecnica, emerge che gli imprenditori avrebbero ceduto nel tempo carburante, compreso quello ad uso agevolato con accise e Iva ridotte, e altre utilità al funzionario doganale. In cambio avrebbero ottenuto una vera e propria “copertura istituzionale” per evitare ispezioni e verifiche, oltre a informazioni riservate sui depositi di carburante di imprenditori concorrenti. Tra i vantaggi contestati figura anche la rapida vidimazione dei registri di contabilità previsti dalla legge, ottenuta aggirando le procedure ordinarie.

I contatti riservati – Consapevoli del rischio di essere intercettati, gli indagati avrebbero limitato le comunicazioni telefoniche, preferendo, in caso di necessità, l’uso di WhatsApp. Proprio attraverso la messaggistica istantanea il pubblico ufficiale, violando i doveri del suo ufficio, avrebbe rivelato a uno degli imprenditori informazioni privilegiate riguardanti un’azienda concorrente dell’area barese.

Il sequestro e l’amministratore giudiziario – Su richiesta del pubblico ministero, il giudice per le indagini preliminari ha disposto anche la nomina di un amministratore giudiziario per le aziende sequestrate, con il compito di garantire la continuità dell’attività e, soprattutto, di adottare misure immediate per prevenire la commissione di nuovi reati. IN ALTO IL VIDEO

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