Gli “esorcismi” di Michele Barone: l’ex sacerdote di Casapesenna in carcere dopo conferma Cassazione

di Redazione

Una vicenda giudiziaria lunga 7 anni. Da qualche giorno don Michele Barone è detenuto a Vallo della Lucania per finire di scontare i tredici anni e mezzo di reclusione dopo la condanna in via definitiva decisa dalla Cassazione, epilogo della lunga inchiesta che ha ricostruito esorcismi ritenuti violenti su una ragazza di 14 anni affetta da disturbi psichici.

La sentenza definitiva – Il verdetto è arrivato in settimana: la Cassazione ha confermato la pena di tredici anni e mezzo per l’ex sacerdote originario di Casapesenna (Caserta), arrestato nel 2018 con accuse di violenza sessuale aggravata e maltrattamenti in famiglia. Condannati in via definitiva, a tre anni, anche i genitori della giovane, riconosciuti colpevoli per i maltrattamenti avvenuti durante i riti, con pene inferiori ai quattro anni. In primo grado, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere aveva inflitto dodici anni, ritenendo non provate alcune contestazioni su abusi sessuali verso due donne adulte.

Le Iene e la denuncia della sorella – Il caso era esploso dopo un servizio de “Le Iene”, curato da Gaetano Pecorario, e la denuncia della sorella maggiore della vittima, che aveva intuito la deriva delle sedute, giudicate tutt’altro che legate a pratiche religiose. Dopo i fatti, il sacerdote venne sospeso a divinis dal vescovo di Aversa e successivamente rimosso da Papa Francesco. L’Associazione Internazionale Esorcisti si dissociò precisando che don Barone non era «mai stato istituito esorcista da alcun Ordinario», ricordando che non aveva mandato né autorizzazione per praticare riti.

L’avvocato Taormina: “Non condivido sentenza” – «La Corte Suprema ha stabilito che l’esorcismo è reato. Rispetto la sentenza ma non la posso condividere», ha commentato l’avvocato Carlo Taormina, che per anni ha difeso l’ex sacerdote, molto conosciuto anche negli ambienti vip. Il legale ha sottolineato: «A via della Conciliazione c’è un palazzo intero in cui il Vaticano ancora oggi insegna le pratiche dell’esorcismo. Non è solo una questione tra diritto canonico e diritto penale italiano, ma una vicenda ben più ampia». Per Taormina esiste chi «accetta l’intervento dell’esorcista come si accetta che un chirurgo possa operare per curarci, ma mettendo a rischio la nostra vita», sostenendo che i giudici avrebbero ritenuto vietati «tutti i trattamenti esorcistici».

L’arresto nel 2018 – La vicenda risale al 2018, quando l’allora sacerdote fu fermato all’aeroporto di Napoli-Capodichino dalla Squadra Mobile di Caserta mentre rientrava da un pellegrinaggio a Cracovia. Come emerso dalle indagini, durante le sedute si verificarono episodi violenti: botte, pratiche ritenute lesive e una dieta imposta all’adolescente «a base di latte e biscotti», attribuita – secondo alcune testimonianze – all’“Arcangelo Gabriele”. Le sedute avvenivano in presenza dei genitori, convinti che la figlia fosse posseduta.

Il percorso processuale – Il 7 febbraio 2020 arrivò la prima condanna a dodici anni per lesioni e maltrattamenti. Un mese dopo, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere dispose i domiciliari nel Teramano. Nel 2021, la Corte d’Appello di Napoli lo rimise in libertà, revocando le misure cautelari perché riteneva insussistenti i presupposti per la detenzione. Assoluzione definitiva, invece, perché il fatto non sussiste, per un commissario di polizia (deceduto nel 2023) accusato di aver ostacolato la denuncia della sorella della vittima. Ora il sigillo della Cassazione ha chiuso il procedimento, rendendo esecutiva la pena che l’ex sacerdote sta già scontando nel carcere salernitano.

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