Edilizia, arrivano riforma e sanatoria per gli abusi “storici”

di Redazione

Il Consiglio dei ministri si prepara ad esaminare la delega per la revisione del Testo unico dell’edilizia, una riforma definita “non più differibile” e destinata a ridefinire procedure, titoli abilitativi e regole di sanatoria. L’esecutivo punta ad un impianto normativo semplice, uniforme, digitale e in grado di superare la frammentazione prodotta da venticinque anni di interventi regionali, con l’obiettivo dichiarato di garantire certezza alle regole, prevenire contenziosi e sostenere la riqualificazione del patrimonio immobiliare nazionale.

La delega e gli obiettivi principali – Il disegno di legge introduce i principi cui il governo dovrà attenersi nei prossimi dodici mesi per emanare i decreti attuativi. Tra questi, la tutela dei beni culturali e paesaggistici, il rispetto delle norme igienico-sanitarie e la piena continuità con le misure già contenute nel decreto “Salva Casa” varato nel 2024. Nella relazione illustrativa si annuncia un deciso rafforzamento del meccanismo del silenzio-assenso e delle forme di silenzio-devolutivo, con l’intento di ridurre i tempi nei procedimenti e contrastare l’inerzia amministrativa. Per assicurare tempi certi, verranno individuati procedure e strumenti capaci di garantire il rispetto di “termini perentori”, anche prevedendo poteri sostitutivi e soluzioni per superare eventuali blocchi derivanti da ritardi o contrasti tra enti coinvolti.

Titoli edilizi e sanatorie – La delega interviene sull’intero sistema dei titoli, con un riordino organico e una razionalizzazione dei procedimenti amministrativi per la formazione o il rilascio delle autorizzazioni, comprese quelle in sanatoria. Pur senza modificarne i requisiti sostanziali, l’esecutivo punta a rendere i processi più lineari ed efficienti. Come anticipato nella bozza diffusa a fine settembre, è prevista la semplificazione delle procedure per la regolarizzazione degli abusi edilizi realizzati prima dell’entrata in vigore della legge urbanistica del 1967, quelli definiti “storici”. Parallelamente, verranno riorganizzati i regimi sanzionatori con criteri proporzionali alla trasformazione edilizia o urbanistica, alla gravità delle difformità e al valore delle opere realizzate.

L’impostazione del governo – Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, aveva preannunciato l’approdo del provvedimento in Consiglio dei ministri, sottolineando la necessità di una cornice unica dopo venticinque anni. “Il Testo unico va a riordinare una materia che dopo 25 anni evidentemente aveva bisogno di una cornice unitaria e quindi di una semplificazione”. Un passaggio che, nelle intenzioni dell’esecutivo, si lega alla recente disciplina sullo stato legittimo degli immobili e agli interventi avviati con il “salva casa”. “Una norma – spiega Salvini – partita dalla realtà quotidiana di milioni di immobili fuori mercato, non vendibili, non ristrutturabili e non abitabili per piccole difformità interne che non ne mettevano ovviamente in discussione la qualità strutturale. È stato un piccolo mattoncino di un puzzle che ha fatto ripartire il settore delle compravendite e degli affitti. Sicuramente questa semplificazione e certezza della norma è stata uno dei fattori che hanno rilanciato il settore”.

Prospettive e risorse – Il vicepremier ha indicato l’ambizione della riforma: arrivare a fine mandato con un complesso normativo pienamente operativo, applicato in modo uniforme da Comuni e Regioni. “La legge delega sul Testo unico dell’edilizia e delle costruzioni – afferma Salvini – vuole andare a mettere ordine sullo stato legittimo dell’immobile, vuole fare chiarezza su quali sono gli interventi e gli strumenti. Un settore che merita certezze. Il mio obiettivo è arrivare a fine mandato con il salva casa perfettamente funzionante e applicato da Comuni e Regioni e per questo sto collaborando con gli Enti locali perché non ci siano distonie nella sua applicazione e mancanze di diritti dei cittadini”. Sul piano delle risorse, l’intervento partirà con una dotazione di 660 milioni pubblici destinati, secondo il ministro, ad essere integrati con capitali privati. Salvini ha inoltre richiamato le difficoltà di accesso alla casa per i giovani, ipotizzando modelli che consentano di trasformare il canone di locazione in una formula di anticipo sul prezzo finale, paragonandolo a “una sorta di salvadanaio”.

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