Napoli, blitz anticamorra contro clan Licciardi: 21 arresti, telefoni in cella per gestire il racket

di Redazione

Una catena di arresti e perquisizioni ha colpito all’alba il clan Licciardi, con ventuno provvedimenti cautelari eseguiti dai carabinieri del comando provinciale di Napoli. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno svelato un sistema capace di imporre estorsioni, controllare alloggi popolari e mantenere contatti con l’esterno grazie a telefoni cellulari nelle celle, nonostante la detenzione di figure ritenute centrali nell’organizzazione.

La misura cautelare e le accuse – Il provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della procura antimafia partenopea, riguarda 19persone condotte in carcere (5  già ristrette) e 2 poste ai domiciliari. Contestati, a vario titolo, associazione di tipo mafioso, estorsioni, ricettazione, evasione e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, con aggravanti legate al metodo e alle finalità mafiose.

L’inchiesta Malachim – Attività investigative, intercettazioni e pedinamenti effettuati tra il 2022 e il 2023 hanno consentito ai pm Carrano, Loreto e Sepe, sotto il coordinamento dell’aggiunto Sergio Amato, di ricostruire l’assetto della consorteria dopo l’arresto nell’agosto 2021 della storica leader Maria Licciardi. Da quella svolta gli investigatori indicano in Paolo Abbatiello il nuovo reggente, mentre Alessandro Giannelli resta punto di riferimento nei quartieri occidentali di Napoli, già detenuto e condannato all’ergastolo.

La nuova reggenza – Abbatiello, secondo le risultanze dell’inchiesta, avrebbe diretto la rete di affiliati fedeli. Tra le figure considerate operative, Luigi Esposito e Salvatore Sapio – nipote del presunto reggente – ai quali sarebbero state affidate estorsioni e attività di recupero crediti illeciti, in alcuni casi svolte insieme alle compagne. Uno dei filoni investigativi è nato dal monitoraggio del gruppo “abbasc Miano”, guidato da Balzano e attivo tra Miano e il Rione Don Guanella, ritenuto inserito in un equilibrio criminale con i Licciardi.

Le estorsioni e il controllo delle case popolari – Il quadro delineato dagli investigatori comprende richieste estorsive rivolte a commercianti, truffatori informatici, e anche a un’occupante abusiva di un alloggio popolare che, secondo gli atti, avrebbe pagato 16mila euro per non essere cacciata. In conferenza stampa, il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha evidenziato: “Le mafie storiche hanno una base e un territorio di riferimento. Anche i Licciardi li hanno e in quell’area i cittadini normali sono ospiti. La gestione delle case popolari è soprattutto una questione di potere”. E ancora: “Ciò che conta non sono i soldi in sé, ma il controllo del territorio che serve per creare pacchetti di voti per le elezioni”.

Telefonini in cella e alleanze criminali – Tra gli elementi centrali, l’uso di telefoni cellulari in carcere che avrebbe consentito, tra gli altri, a Giannelli di mantenere un canale diretto con l’esterno. Dagli atti emerge inoltre un episodio ritenuto rivelatore: tra il 2022 e il 2023 alcune persone indebitate con il clan si sarebbero rivolte ai Mazzarella, storica famiglia rivale, per chiedere aiuto. Una richiesta respinta, con un riconoscimento della “correttezza” dell’operato della consorteria di Secondigliano. Gratteri ha parlato di una “sostanziale pax di camorra” tra Licciardi e Mazzarella, confermata anche da legami con il clan Russo dell’area nolana e con elementi radicati nel territorio avellinese.

La rete dei gruppi satellite – Le investigazioni hanno fotografato collegamenti con gruppi attivi nei quartieri occidentali di Napoli – Sorianiello, Baratto-Esposito ed esponenti di Bagnoli – delineando una galassia criminale contigua alla reggenza Licciardi. Una conversazione intercettata nel marzo 2021 tra un vertice dei Sorianiello e Luigi Esposito, relativa a un’aggressione ai danni di un parente vicino alla famiglia, è ritenuta dagli inquirenti indicativa dell’intensità dei rapporti.

Le perquisizioni e gli sviluppi – Oltre alle misure cautelari, i carabinieri hanno eseguito perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di altri indagati, con l’obiettivo di recuperare ulteriori elementi utili a definire il quadro investigativo. IN ALTO IL VIDEO

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