Astensionismo in crescita: alla Cassa Ragionieri confronto tra politica e professioni

di Redazione

Il tema del calo costante nella partecipazione al voto è stato al centro del Cnpr Forum sul tema “Astensionismo: le cause e le soluzioni per una nuova partecipazione democratica”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca. Un confronto tra rappresentanti istituzionali e professionisti che ha messo in luce le radici profonde del fenomeno, dai mutamenti sociali all’impoverimento del rapporto tra elettori e rappresentanti.

Le cause del distacco – Per Graziano Pizzimenti, deputato della Lega in Commissione Ambiente a Montecitorio, l’affluenza in calo trova origine anche nella progressiva perdita di contatto diretto tra cittadini e candidati: “La partecipazione attiva al voto è in continuo calo. Uno dei motivi principali è la perdita del rapporto diretto tra elettore e candidato; inoltre, i social hanno progressivamente ‘spersonalizzato’ i rapporti, riducendo il coinvolgimento nella vita politica del Paese. I giovani si sentono lontani dalle istituzioni perché spesso non riescono a comprendere cosa facciano concretamente parlamentari e rappresentanti politici: i tempi sono così rapidi che diventa difficile anche solo seguire il cambiamento. La logica del ‘tutto e subito’, tipica della modernità, mal si concilia con l’impegno politico, che richiede ascolto, pazienza e partecipazione. Sul fronte della presenza femminile, grazie anche all’introduzione delle quote di genere nelle liste elettorali e nei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche, sono stati compiuti passi avanti. Oggi le donne partecipano di più alla vita politica, ma permane un nodo significativo: quando si candidano, non ricevono ancora un sostegno forte e diffuso dalle altre donne. È un aspetto su cui occorre riflettere e lavorare, per comprenderne le ragioni e superare questo limite”.

Sanità, lavoro e credibilità – Per Cristina Tajani, senatrice del Partito Democratico in Commissione Finanze a Palazzo Madama, la priorità è recuperare fiducia e concretezza: “I dati delle ultime regionali sono molto preoccupanti e segnano il punto più basso della partecipazione al voto per elezioni che, in genere, sono sentite tra le più vicine alle esigenze dei cittadini. La chiave è proprio questa. Avere consapevolezza che la propria partecipazione al voto può contribuire al cambiamento. Insistere sui temi che suscitano maggiore preoccupazione come la sanità, il lavoro, il caro vita, è sicuramente una delle chiavi da attivare. La politica deve parlare alle persone e dimostrare di comprendere quali sono le difficoltà e le richieste che le vengono rivolte. Probabilmente non lo si fa con adeguata convinzione e credibilità. Il trend decennale indica una divaricazione della partecipazione con le donne sempre meno coinvolte sia come elettorato attivo che passivo. Le elette sono ancora inferiori rispetto ai colleghi uomini. Le donne sentono che il loro voto è ininfluente e questo è drammatico. Altra priorità è individuare nuove soluzioni per un maggior coinvolgimento dei giovani che sono portatori di esigenze e proposte nuove per affrontare i problemi collettivi”.

Il ruolo della comunicazione e l’esempio delle donne ai vertici – Un richiamo a recuperare senso e profondità del dibattito politico arriva da Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia nella Commissione parlamentare per le Questioni Regionali: “Molte persone rinunciano a votare perché sono convinte che la politica non serva. È un errore che dobbiamo contrastare, spiegando che la politica ha il compito di proporre soluzioni e risposte credibili, anche quando sono complesse. La comunicazione oggi è rapida e superficiale, e questo rende tutto più difficile. Non possiamo limitarci a slogan o titoli ad effetto: dobbiamo recuperare il valore del confronto e rilanciare la partecipazione, che è il cuore della democrazia. Le riforme – come quella sul premierato – possono favorire questa spinta, così come l’Europa deve superare la logica dei veti che blocca troppo spesso i processi decisionali. Sul fronte della partecipazione di giovani e donne si intravedono segnali positivi: penso, ad esempio, all’elezione di Stefani in Veneto. Sono state approvate diverse leggi per incentivare la presenza femminile, ma la doppia preferenza viene ancora poco utilizzata. Il fatto che oggi il premier e il leader dell’opposizione siano entrambe donne è un segnale potente: rappresenta lo spot migliore per la svolta culturale di cui il Paese ha urgente bisogno”.

Sfiducia e poteri opachi – Per Mario Turco, senatore e vicepresidente nazionale del M5s, l’astensione riflette una frattura democratica: “L’astensione alle ultime regionali conferma un dato preoccupante: il distacco tra cittadini e politica continua a crescere, nel silenzio generale. È ormai un’emergenza nazionale. Per alcune forze politiche questa crisi è persino utile, perché consente di controllare meglio il voto tramite clientelismo, reti di potere e, talvolta, legami opachi con la criminalità. L’unica via per riportare le persone alle urne è ricostruire credibilità e fiducia, garantendo una reale partecipazione alle decisioni. È l’obiettivo di Nova 2.0, promossa dal M5S per favorire ascolto e coinvolgere cittadini ed esperti sui reali bisogni delle comunità. Il divario nella partecipazione colpisce soprattutto le donne, ancora penalizzate da disparità strutturali che il governo — pur guidato da una donna — non ha saputo affrontare. Lo stesso vale per i giovani, che non ricevono risposte credibili sul loro futuro. Senza fiducia, partecipazione e inclusione, la politica non potrà essere all’altezza delle sfide del Paese”.

La lettura dei professionisti – Nel dibattito moderato da Anna Maria Belforte, il contributo del mondo professionale è stato affidato a Pasqua Borracci, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bari: “Occorre attivare le leve più urgenti per riportare le persone al voto. In particolare, le donne si informano meno degli uomini, partecipano meno alla vita politica. Esiste un divario di genere anche nella partecipazione politica che penalizza la ripartenza economica e sociale del Paese. Gli under 24, infine, sono tra i meno coinvolti e spesso sfiduciati verso partiti e istituzioni”.

Una crisi culturale – Il quadro conclusivo tracciato da Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili, fotografa un cambiamento profondo: “La politica non riesce più a coinvolgere i cittadini: punta sulle emozioni ma non offre programmi chiari e convincenti. Il calo della partecipazione al voto, soprattutto tra i giovani, è significativo: nel 1991 votava il 92% degli under 35, oggi solo il 47%. In passato esisteva un forte senso di appartenenza ideologica, mentre oggi mancano simboli e progetti collettivi in cui riconoscersi, e questo contribuisce all’astensione crescente”.

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