Napoli – “Nonostante il centro città appaia congestionato da arrivi giornalieri e flussi continui, con le immagini dei vicoli pieni all’inverosimile che fanno il giro del web in queste ore, le strutture ricettive regolarmente registrate osservano un dicembre con livelli di prenotazione insolitamente bassi, soprattutto nei giorni infrasettimanali“. Parole e musica di Enrico Ditto, imprenditore campano attivo nel settore dell’hospitality e con diverse strutture ricettive attive nel centro partenopeo.
Quella che inizialmente sembrava una percezione legata alle sole attività da lui gestite, racconta Ditto, si è rivelata nel giro di poche ore un dato condiviso. “Confrontandomi con altri colleghi ho capito che non era una sensazione isolata” afferma. “Stiamo vedendo molti la stessa anomalia: una città piena di visitatori e, allo stesso tempo, un dicembre con prenotazioni fragili, soprattutto dal lunedì al giovedì”. Le stesse considerazioni, diffuse da Ditto in un post sui social diventato rapidamente virale, hanno raccolto ulteriori testimonianze da parte di operatori che confermano il paradosso.
Nel ragionamento dell’imprenditore una delle cause principali è il turismo mordi e fuggi alimentato dai grandi flussi giornalieri. “Si vede gente ovunque, ma non si traduce in pernottamenti” osserva Ditto, indicando il ruolo dei pullman che concentrano visite rapide e non producono valore sull’ospitalità strutturata. È un modello che crea densità nei luoghi più fotografati, ma non genera ricadute proporzionate su chi opera legalmente. “La città viene consumata in poche ore, lasciando traffico e caos, ma non economia reale”.
A questo si somma l’impatto del mercato parallelo degli alloggi non registrati. Per Ditto è un tema che non può più essere eluso. “L’abusivismo ricettivo drena una fetta enorme di potenziali ospiti” afferma. “È un fenomeno che si muove sotto soglia, senza controlli e senza regole, e va a discapito di chi investe in personale, sicurezza, manutenzione e fiscalità”. La crescita indistinta degli affitti irregolari contribuisce, secondo molti operatori, a svuotare le strutture professionali nei giorni infrasettimanali, creando un quadro distorto che non coincide con le immagini di affollamento viste in centro.
Alle criticità strutturali si aggiungono poi fattori esterni come rincari e incertezze climatiche, ma Ditto insiste sul fatto che il nodo non sia legato al meteo o alla congiuntura. “Questo non è un problema di una stagione andata male” precisa. “È un modello che non regge. Abbiamo picchi ingestibili seguiti da cali improvvisi. Così non si costruisce stabilità, né per gli operatori né per i visitatori”. Il risultato è una città che attira numeri importanti ma non riesce a convertirli in un turismo organizzato, capace di trattenere e distribuire i flussi in modo equilibrato.
La riflessione tocca infine la mancanza di una strategia complessiva che accompagni l’evoluzione turistica della città. “Serve una regia, serve programmazione” afferma Ditto. “Al momento ci si affida alle mode e alla viralità, ma non a un piano che garantisca continuità agli operatori e qualità ai viaggiatori”. Anche elementi apparentemente marginali, come l’allestimento natalizio giudicato “povero e discontinuo”, diventano per l’imprenditore un segnale di una gestione frammentata, che non comunica identità né coerenza.
La contraddizione tra strade piene e stanze vuote emerge così come il sintomo più evidente di un equilibrio precario. “Napoli continua ad attrarre, ma fatica a trattenere. Senza un cambio di passo, la città rischia di consolidare un modello dove l’affollamento quotidiano non coincide con un sistema turistico sostenibile e capace di garantire prospettive reali a chi opera nel rispetto delle regole”, conclude Ditto.

