“C’è a chi piace cotta la moglie”. Bufera su Vincenzo D’Anna dopo commento social su Valentina Pitzalis

di Redazione

Il volto sfigurato dal fuoco e un’aula piena di studenti chiamati ad ascoltare la sua testimonianza contro la violenza di genere. Su quell’immagine, che racconta un impegno pubblico e un dolore senza ritorno, arriva una battuta che sa di scherno: “Perché c’è a chi piace cruda e a chi cotta la moglie”. La scrive l’ex senatore Vincenzo D’Anna, 74 anni, casertano, originario di Santa Maria a Vico, oggi presidente della Federazione degli Ordini regionali dei biologi, commentando un post su Instagram dedicato a Valentina Pitzalis, bruciata nel 2011 dall’ex marito con il cherosene. Una battuta che scatena una valanga di indignazione. A rilanciare il caso è Selvaggia Lucarelli, che da anni segue la vicenda della donna e sostiene la sua attività di sensibilizzazione.

La frase compare sotto la notizia di un incontro al Teatro degli Arcimboldi di Milano, dove Pitzalis parla a tremila studenti nell’ambito delle iniziative legate alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Otto parole, una battuta sui corpi bruciati, che trasformano la testimonianza di sopravvissuta in materiale per sarcasmo. La valanga di commenti non tarda ad arrivare: utenti che chiedono spiegazioni, altri che insultano, molti che condannano il cinismo di quelle parole. L’ex senatore prima rimuove il commento, poi sceglie di difenderlo.

Le giustificazioni di D’Anna e il contrattacco – La linea dell’ex parlamentare è netta: sostiene di essere vittima di “speculazione indegna”, di “feroci attacchi”, di moralismo. Nell’interpretazione che propone, il suo commento sarebbe stato soltanto “una risposta sarcastica” alla domanda pubblica posta dalla stessa Pitzalis: “Se fosse ancora vivo gli chiederei solo perché?”. D’Anna immagina quella risposta al posto dell’uomo morto nel rogo, definendola addirittura “metafisica”. E si scaglia contro chi lo critica, liquidato come “moralista semianalfabeta” incapace di cogliere “il contesto e l’ironia”. La pressione però cresce. Quando gli chiedono se rifarebbe quel commento, D’Anna arretra: “A immaginare tutto questo clamore che ho suscitato, non lo avrei fatto”. La battuta, a quel punto, non è più rivendicata come semplice ironia: diventa un errore di valutazione. L’ex senatore prova ad aprire uno spiraglio, dicendo di essere disposto a scusarsi “se ho suscitato sdegno” e annuncia l’intenzione di scrivere direttamente a Pitzalis. Nel frattempo, minaccia di lasciare i social: “Mi sa che mi cancello dai social”.

La risposta di Pitzalis: “Parole che feriscono come il fuoco” – La donna, da anni impegnata a raccontare la sua storia nelle scuole, risponde dalle pagine dell’“Unione Sarda” e della “Nuova Sardegna”. La sua replica è netta: “Una battuta di pessimo gusto”. Non si definisce fragile, anzi sottolinea di avere autoironia. Ma qui, dice, non c’è nulla che faccia ridere: “In quelle parole però non c’è niente di ironico, non fanno ridere, non c’è alcun segno di sense of humor”. Poi il punto più duro, che mette a tacere ogni giustificazione: “Una frase di una violenza disarmante che si commenta da sola. Sono rimasta sconcertata. In tutti questi anni ho subito tanti attacchi, ma non riesco mai a farci l’abitudine. Ogni volta mi sconvolgono e questo avviene ancora di più se gli attacchi arrivano da persone, come in questo caso, che hanno fatto parte delle Istituzioni”. Infine, un monito che restituisce il peso delle parole, soprattutto alla vigilia del 25 novembre: “Un consiglio che do sempre ai ragazzi che incontro è proprio quello di stare attenti alle parole perché possono ferire come il fuoco. Ecco, oggi sono stata ferita ancora una volta”.

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