Dodici secondi per far esplodere uno sportello bancomat, mesi di indagini per smontare pezzo dopo pezzo un’associazione specializzata in colpi agli istituti di credito tra Molise, Puglia, Campania e Basilicata. Sono quattro le persone arrestate e altre tre denunciate, tutte con precedenti e tutte originarie della provincia di Foggia, ritenute responsabili di 11 assalti esplosivi a sportelli bancomat nelle province di Campobasso, Foggia, Potenza e Avellino, messi a segno a partire dall’aprile 2024. A eseguire le misure sono stati i carabinieri del comando provinciale di Campobasso, coordinati dalla procura di Larino, nell’ambito dell’indagine battezzata Marmotta.
L’operazione e le misure cautelari – Alle prime luci dell’alba di giovedì 20 novembre i carabinieri del comando provinciale di Campobasso, su richiesta della procura di Larino, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip, che ha disposto l’arresto di quattro indagati e il deferimento di altri tre presunti componenti del gruppo. Secondo l’impianto accusatorio si tratterebbe di un’associazione stabilmente dedita agli assalti esplosivi agli sportelli bancomat, con base logistica nella zona di Orta Nova e operatività estesa a diverse regioni del Sud Italia. Tutti gli appartenenti al sodalizio risultano gravati da precedenti di polizia, anche specifici, e alcuni sarebbero legati tra loro da rapporti di parentela.
La scintilla investigativa – L’indagine è nata nell’aprile 2024 dopo l’assalto a un bancomat di San Martino in Pensilis, in provincia di Campobasso. Da quell’episodio i militari del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Larino, sotto il coordinamento della procura frentana, hanno avviato una ricostruzione sistematica delle dinamiche e delle modalità operative del gruppo. Col passare dei mesi è emersa la struttura di un’associazione criminale ben organizzata, con ruoli definiti e figure dotate di specifiche competenze in materia di esplosivi, incaricate di realizzare le cosiddette “marmotte” utilizzate durante gli assalti.
La tecnica della “marmotta” – Il nome in codice dell’operazione, Marmotta, richiama il dispositivo artigianale impiegato per far saltare i bancomat: un attrezzo caricato con polvere pirica e innescato tramite miccia, inserito all’interno della feritoia del distributore automatico. La banda, secondo gli inquirenti, agiva quasi sempre con lo stesso schema: un primo accesso allo sportello, con il prelievo di una sola banconota da 20 euro, sfruttando l’apertura del bancomat per inserire all’interno l’esplosivo. In molti casi veniva provocato il time-out dell’apparecchio effettuando un piccolo prelievo senza ritirare il contante, in modo da garantirsi una finestra di tempo più ampia per completare l’operazione.
Le tracce digitali e le auto rubate – Proprio dalle carte utilizzate per il prelievo è stato possibile risalire alla zona di provenienza del commando e, attraverso successivi accertamenti, individuare una delle autovetture usate nei colpi. Le indagini avrebbero appurato che il gruppo partiva dall’area sud della provincia di Foggia per spostarsi verso i vari obiettivi, scelti tra gli istituti di credito di Molise, Puglia, Campania e Basilicata. Per ogni assalto venivano impiegate auto di grossa cilindrata, rubate e dotate di targhe false, sulle quali – una volta “compromesse” perché intercettate o attenzionate – l’associazione interveniva con vere e proprie operazioni di bonifica, sostituendole con altri veicoli furtivi.
Undici assalti, cinque colpi riusciti – Nel periodo compreso tra aprile e agosto 2024, gli indagati avrebbero messo a segno dieci assalti in quattro regioni, oltre all’episodio iniziale che ha dato il via alle indagini. Cinque di questi colpi sarebbero andati a buon fine, per un bottino complessivo di circa 200mila euro. In almeno un’occasione, però, l’errata valutazione della quantità di esplosivo da utilizzare avrebbe provocato una deflagrazione più violenta del previsto, causando gravi lesioni a tre componenti del gruppo, rimasti feriti in modo serio durante l’azione.
I reati contestati – L’impianto accusatorio ipotizza a carico degli indagati il reato di associazione per delinquere aggravata dall’uso di materiale esplosivo, finalizzata alla commissione di furti pluriaggravati in danno di istituti di credito, mediante l’impiego di un dispositivo artigianale contenente polvere pirica, comunemente denominato “marmotta”. L’indagine, che ha portato agli arresti e alle denunce eseguiti nelle ultime ore, mira ora a cristallizzare ulteriormente le responsabilità individuali e a verificare l’eventuale collegamento con altri assalti compiuti con modalità analoghe sul territorio. IN ALTO IL VIDEO

