Orta di Atella, in chiesa la mostra su “Le radici di una comunità”

di Redazione

Orta di Atella (Caserta) – Dopo l’itinerario mariano che ha scandito il mese di ottobre, la parrocchia di San Massimo Vescovo di Orta di Atella apre le porte alla mostra Le radici di una comunità. I segni della fede, organizzata dal parroco don Paolo Gaudino e dal Gruppo di Tutela e Valorizzazione del Patrimonio. L’esposizione sarà visitabile da venerdì 21 (dalle ore 20) a domenica 23 novembre (dalle 8 alle 13 e dalle 17 alle 20) e si propone come un vero percorso nella storia religiosa e civile della comunità.

Un patrimonio che torna visibile – “L’iniziativa rappresenta un passo decisivo nella cura e nella promozione dei beni culturali della parrocchia: pezzi d’arte di argentieri napoletani, sculture un tempo venerate e quadri di artisti locali, alcuni dei quali purtroppo scomparsi. Oggetti che per lungo tempo sono rimasti custoditi con discrezione tornano ora visibili, non più come semplici reperti, ma come testimonianze vive della storia condivisa della comunità: simboli che raccontano la fede, l’arte, le tradizioni e la sensibilità religiosa dei nostri predecessori. La mostra assume, dunque, non solo un valore culturale e artistico, ma anche profondamente affettivo: è un invito rivolto alla comunità a riconoscersi, a recuperare consapevolezza delle proprie radici.

Un viaggio nel tempo – L’allestimento è concepito come un viaggio nel tempo, dall’Antichità fino ai giorni nostri. Non si tratta, però, di un percorso da osservare passivamente: ogni oggetto esposto custodisce una storia precisa o apre lo sguardo verso narrazioni più ampie. Si parte dalla materia, dalla forma e dalla bellezza dell’opera per approdare a ricordi, interrogativi e percorsi interiori. Le opere diventano così porte da attraversare, punti di partenza per viaggiare nella memoria collettiva e spirituale della parrocchia, del territorio e oltre. In ogni step si racconta il ruolo che la parrocchia ha avuto per la comunità.

Il ruolo dei giovani e i saperi degli anziani – Un elemento particolarmente significativo è la partecipazione sempre più numerosa dei giovani, non solo del territorio ma anche provenienti da altri comuni. “La loro presenza – affermano gli organizzatori – è un segno di speranza e, allo stesso tempo, un esempio per gli adulti. Portano entusiasmo, sensibilità e idee nuove: un contributo prezioso che arricchisce l’iniziativa e ne amplia la prospettiva. Saranno proprio loro ad accogliere e guidare i visitatori, offrendo un servizio attento e dedicato, e impegnandosi in modo sano e costruttivo durante il fine settimana”. Accanto ai giovani, la mostra accoglie e valorizza anche le competenze degli anziani, custodi di esperienze, tecniche e saperi che rappresentano una ricchezza insostituibile. “Le loro espressioni artistiche e la loro memoria del passato – continuano dalla parrocchia – offrono ai visitatori uno sguardo più profondo e maturo, creando un prezioso dialogo tra generazioni che rende l’iniziativa ancora più completa e significativa”.

La libreria “Il Dono” – Nel fine settimana espositivo saranno proprio i giovani a fare da guide, ad accogliere e accompagnare i visitatori lungo il percorso, trasformando la visita in un’occasione di incontro e di partecipazione attiva. Accanto a loro, il contributo degli anziani – con le loro memorie, le tecniche e i saperi artigianali – offrirà uno sguardo più ampio e maturo sulla storia della comunità. A rafforzare il legame con il territorio ci sarà anche la libreria e biblioteca sociale “Il Dono” di Aversa, da sempre vicina ai giovani e impegnata nella promozione della lettura.

L’arte come esperienza di benessere – Un aspetto centrale dell’iniziativa è il legame tra arte, fede e benessere personale e comunitario: “L’arte condivisa – continuano – possiede una forza speciale. Contemplare insieme un’opera, ascoltarne la storia, confrontare le emozioni che suscita crea un’armonizzazione spontanea tra le persone. L’arte allinea i cuori, calma le menti, favorisce relazioni più serene. Vissuta in comunità, diventa una vera risorsa biologica, capace di generare benessere e coesione. È dimostrato che la dopamina — la molecola della curiosità e della motivazione — regola piacere, apprendimento e umore. Ogni immagine che ci sorprende ne stimola la produzione, spingendoci a conoscere e a lasciarci interrogare. Quando invece la bellezza ci commuove, il cervello attiva sensazioni di benessere legate al rilascio di serotonina. In altre parole, davanti a un’opera d’arte il nostro sistema nervoso si comporta come se partecipasse a un laboratorio di neuroestetica sperimentale, dove percezione, emozione e conoscenza si intrecciano. Questa mostra, dunque, non si limita a valorizzare un patrimonio materiale: mira a risvegliare un patrimonio interiore, creando un ponte tra passato e presente, tra memoria e identità, tra fede e vita quotidiana. È un invito a riscoprire la bellezza che ci appartiene e a riconoscere quanto essa possa ancora parlare al nostro tempo”.

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