Hamas non deporrà completamente le armi. Lo conferma Bassem Naim, che a Sky News spiega come gli armamenti saranno consegnati all’apparato militare di un futuro Stato palestinese con esponenti del movimento al suo interno. “Nessuno può negarci il diritto di resistere all’occupazione”, afferma, citato da Haaretz.
Gli ostaggi e la missione di Trump – “Hamas sta al momento radunando gli ostaggi da liberare”, dice Donald Trump, precisando che “alcuni si trovano in posti abbastanza difficili”. Il presidente statunitense conferma che lunedì sarà in Israele per parlare alla Knesset e poi in Egitto per la cerimonia ufficiale dell’accordo, aggiungendo di ritenere che il cessate il fuoco reggerà perché Israele e Hamas “sono stanchi di combattere”.
Tempistiche del rilascio – Secondo una fonte citata dalla Cnn, la liberazione degli ostaggi ancora a Gaza potrebbe avvenire nella notte tra domenica e lunedì, ora locale. La finestra temporale garantirebbe l’esecuzione prima dell’arrivo di Trump in Israele lunedì, con il termine delle 72 ore fissato a mezzogiorno, ora locale. Dei 48 ostaggi rimasti, 20 sarebbero vivi. Intanto il servizio penitenziario israeliano ha iniziato a trasferire i detenuti palestinesi di massima sicurezza destinati al rilascio nell’ambito dell’intesa: quelli diretti a Gaza, attraverso il valico di Rafah, vengono concentrati a Ketziot, mentre per i rilasci in Cisgiordania il trasferimento avviene al carcere di Ofer, secondo l’emittente Kan.
Il nodo dei prigionieri “pesanti” – Sui nomi più sensibili, Mousa Abu Marzouk riferisce ad Al Jazeera che Hamas “insiste” con i mediatori per “il rilascio” dei detenuti che Israele ha escluso dall’accordo mediato dagli Stati Uniti, tra cui Marwan Barghouti e Ahmad Saadat, con i negoziati “ancora in corso”. Alla domanda se nell’elenco figurino anche Abdullah Barghouti, Hassan Salama, Ibrahim Hamed e Abbas al-Sayyed, la risposta è affermativa, come riportato dal Times of Israel.
Il centro di coordinamento Usa e il ruolo dell’Italia – Due funzionari hanno confermato alla Abc News l’arrivo in Israele di 200 militari statunitensi per istituire un centro di coordinamento sull’attuazione del cessate il fuoco a Gaza: nessun soldato americano entrerà nella Striscia, e il team – specializzato in trasporti, pianificazione, logistica, sicurezza e ingegneria – lavorerà con rappresentanti di altri Paesi, del settore privato e delle ong. Su X, il ministro degli Esteri Antonio Tajani scrive di aver “avuto una lunga telefonata con il Segretario di Stato americano, Marco Rubio. Un confronto sul cessate il fuoco a Gaza. Lavoriamo insieme per una rapida attuazione del Piano di Pace del Presidente Trump, che prevede anche un pronto ritorno a casa degli ostaggi”. E aggiunge: “Siamo pronti a partecipare con i nostri militari ad una missione di pace e sicurezza, con le nostre imprese a ricostruire Gaza partendo da scuole e ospedali”, sottolineando che “il governo italiano sarà pienamente impegnato al fianco degli Stati Uniti e degli altri partner europei e regionali per contribuire a creare le giuste condizioni di stabilità”. “L’Italia – conclude – continuerà nel suo impegno umanitario per assistere la popolazione palestinese e lavorerà per garantire la sicurezza di Israele”.
Il fronte libanese – L’esercito israeliano annuncia di aver colpito siti in cui Hezbollah avrebbe stoccato macchinari pesanti destinati a ricostruire le proprie infrastrutture nel sud del Libano, in violazione del cessate il fuoco dello scorso novembre, accusando il gruppo di operare tra i civili usati come scudi umani. Il presidente libanese Joseph Aoun denuncia nuovi attacchi notturni contro “strutture civili”, che secondo il ministero della Salute hanno causato un morto e sette feriti: “Ancora una volta, il sud del Libano è bersaglio di un odioso attacco israeliano contro strutture civili. Senza alcuna giustificazione né pretesto. Ma la gravità di quest’ultima aggressione risiede nel fatto che essa avviene dopo l’accordo di cessate il fuoco a Gaza”, afferma.