L’Aula della Camera ha negato l’autorizzazione a procedere, sul caso Almasri, nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, facendo propria la proposta della Giunta. Per Nordio i voti favorevoli alla negazione sono stati 251, i contrari 112; per Piantedosi 256 favorevoli e 106 contrari; per Mantovano 251 a 112. La maggioranza rivendica una scelta nell’interesse pubblico; le opposizioni denunciano uno “scudo” politico.
Il caso – La vicenda ruota attorno a Osama (Usāma) Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale per gravi crimini commessi in Libia. Fermato in Italia e poi scarcerato per vizi procedurali, è stato immediatamente espulso verso Tripoli con un volo di Stato per ragioni di sicurezza nazionale. La scelta ha innescato frizioni con l’Aja, che ha chiesto chiarimenti sulla mancata consegna.
Le contestazioni e la mossa dei giudici – Nel 2025 il Tribunale dei ministri di Roma ha ipotizzato, a vario titolo, favoreggiamento personale aggravato, peculato aggravato e rifiuto di atti d’ufficio, chiedendo alla Camera l’autorizzazione a procedere contro Nordio, Piantedosi e Mantovano. La Giunta, riunitasi a fine settembre, ha raccomandato il no: oggi l’Aula ha confermato.
Cosa resta aperto – Il voto chiude il capitolo parlamentare ma non l’orizzonte giudiziario e diplomatico. La Corte penale internazionale attende le memorie italiane sul perché Almasri non sia stato consegnato, mentre in Europa e in Libia proseguono accertamenti sul network di milizie a cui l’uomo è collegato.