Gaza, scambiate liste dei prigionieri. Israele valuta visita di Trump in caso di accordo

di Redazione

In Medio Oriente si riaccende la speranza di un’intesa: fonti a conoscenza dei negoziati descrivono “ottimismo” e confermano lo scambio delle liste dei prigionieri tra le parti. In Israele, intanto, si valuta la possibilità che Donald Trump arrivi nel Paese per “celebrare” di persona l’eventuale accordo su ostaggi e tregua, come anticipa Ynet.

Le trattative – Hamas riferisce che “sono state scambiate le liste dei prigionieri, israeliani e palestinesi, secondo i criteri e i numeri concordati”, e che “i mediatori stanno compiendo grandi sforzi per rimuovere qualsiasi ostacolo” verso il cessate il fuoco. La priorità, spiegano, riguarda “fine della guerra, ritiro di Israele dalla Striscia e scambio di prigionieri”.

Scenario in Israele – Secondo media locali, le autorità “si stanno preparando al rilascio degli ostaggi all’inizio della prossima settimana”. In questo quadro, Israele valuta la possibile visita di Trump se l’intesa dovesse andare in porto.

La sponda turca – Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan afferma che Hamas “è pronto per la pace nella Striscia di Gaza e per i negoziati”. “A mio avviso questo è un passo molto prezioso”, dichiara, ricordando che “lo stesso presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ci ha chiesto espressamente di parlare con Hamas e di convincerli”, aggiungendo che Ankara sta “valutando l’istituzione di una forza di stabilizzazione”.

Il dossier Egitto e i Paesi arabi – Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty sostiene che “altri Paesi arabi firmeranno accordi di pace con Israele se la guerra a Gaza finirà”, indicando nel presidente americano il principale garante dell’intesa. I colloqui a Sharm el-Sheikh sono focalizzati sulla prima fase del piano statunitense: fine delle ostilità, aiuti, restituzione degli ostaggi e liberazione di prigionieri palestinesi.

La variabile Barghouti – Fadwa, moglie di Marwan Barghouti, è giunta al Cairo da Ramallah. La sua presenza, riferiscono fonti palestinesi, suscita “forte interesse” nel contesto negoziale, in cui Hamas insiste sul rilascio del leader palestinese.

Arresti in Cisgiordania – All’alba, un blitz israeliano nel campo di Al-Arroub, nel governatorato di Hebron, ha portato al fermo e all’interrogatorio sul posto di decine di persone, secondo l’agenzia Wafa, che parla di perquisizioni e brevi detenzioni prima dei rilasci.

Le richieste su Sinwar – Hamas, riferiscono mediatori citati dalla stampa statunitense, chiede anche la restituzione dei corpi di Yahya Sinwar e del fratello Muhammad, richiesta che Israele avrebbe già respinto in passato.

Il canale americano a Sharm – L’inviato per il Medioriente Steve Witkoff e Jared Kushner sono a Sharm el-Sheikh per seguire i colloqui indiretti. Il piano in 20 punti attribuito a Trump prevede, tra l’altro, un ritiro graduale di Israele e il rilascio di tutti gli ostaggi entro 72 ore dall’inizio della tregua.

La voce dell’Onu – Il segretario generale Antonio Guterres rinnova l’appello a “fine della guerra nella Striscia di Gaza e liberazione degli ostaggi”, sottolineando che “una tregua permanente e un processo politico credibile sono essenziali per prevenire ulteriori spargimenti di sangue e aprire la strada alla pace”.

Raid e vittime – L’ufficio stampa governativo di Gaza, controllato da Hamas, denuncia 230 attacchi aerei da sabato e almeno 118 morti, tra cui donne e bambini. “L’occupazione israeliana continua la sua brutale aggressione, ignorando gli appelli per un cessate il fuoco del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la risposta positiva offerta alla proposta”, afferma l’ufficio.

La posizione di Netanyahu – “Siamo in giorni decisivi. Continueremo ad agire per conseguire tutti gli obiettivi della guerra: il ritorno di tutti gli ostaggi, l’eliminazione del dominio di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele. Rimarremo uniti, e insieme, con l’aiuto di Dio, vinceremo”, dichiara Benjamin Netanyahu.

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