Una scarica di colpi esplosa all’incrocio tra via Nuova Villa e via Villa San Giovanni aveva seminato paura nel quartiere di San Giovanni a Teduccio lo scorso 19 aprile. Oggi, a distanza di mesi, due persone sono finite in carcere con l’accusa di aver partecipato a quella “stesa”, ennesimo episodio di intimidazione mafiosa che segna la fine della tregua tra i clan Rinaldi-Reale e D’Amico, detti “Gennarella”.
L’ordinanza del gip – A firmare la misura cautelare in carcere è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, che ha convalidato il decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia. Agli indagati vengono contestati i reati di pubblica intimidazione con uso di armi, “stesa”, detenzione e porto abusivo di armi, aggravati dal metodo mafioso e commessi in luogo pubblico, alla presenza di numerose persone.
Le indagini dei carabinieri – L’attività investigativa, condotta dal Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Napoli e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha permesso di ricostruire la dinamica del raid. Decisivo il ricorso alle intercettazioni e alle indagini tradizionali sul territorio, che hanno fornito gravi indizi di colpevolezza a carico dei due arrestati.
La rottura della tregua – Secondo gli inquirenti, la “stesa” del 19 aprile non è stata un episodio isolato, ma si inserisce in una serie di azioni violente che, dal periodo pasquale, hanno scandito la rottura della pace mafiosa siglata in passato tra i Rinaldi-Reale e i D’Amico. Un equilibrio criminale che sembrava garantire una temporanea quiete nel quartiere, ma che è stato spazzato via da nuove tensioni e dall’uso delle armi come strumento di controllo del territorio. IN ALTO IL VIDEO