Sesto San Giovanni, resta in carcere il 40enne di Aversa accusato di stupro su due minorenni

di Redazione

Ha scelto la strada del silenzio Gabriele Picciulli, il 40enne originario di Aversa (Caserta) accusato di aver sequestrato, violentato e rapinato due ragazzine minorenni, di 15 e 16 anni, in un condominio di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Francesca Bianchetti, l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere, lasciando in sospeso molti interrogativi che gli investigatori sperano di chiarire. Il fermo è stato convalidato e l’uomo rimane in carcere, in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari.

L’incubo delle due amiche ha avuto inizio giovedì 7 agosto, intorno alle 21.30, quando rientravano a casa dopo aver salutato i genitori in un vicino parco. Picciulli, celibe e disoccupato, le avrebbe pedinate fino al portone del palazzo e si sarebbe infilato con loro in ascensore. Una volta sul pianerottolo, l’aggressore le avrebbe minacciate con un grosso cacciavite, costringendole a entrare in casa e a bere alcolici. L’orrore si è consumato in una ventina di minuti, prima che l’uomo, spaventato dal possibile rientro dei genitori, si allontanasse portando con sé i cellulari e alcuni oggetti preziosi.

Proprio i cellulari si sono rivelati cruciali per le indagini. Una delle due amiche, infatti, è riuscita a lanciare l’allarme subito dopo la fuga dell’aggressore. Grazie all’applicazione di localizzazione “trova iPhone”, i carabinieri della Compagnia di Sesto San Giovanni, agli ordini tenente colonnello Giuseppe Sacco, hanno rintracciato il 40enne a Cinisello Balsamo, a pochi chilometri di distanza. Al momento dell’arresto, l’uomo ha opposto una violenta resistenza, danneggiando persino l’auto di servizio, e ha cercato di giustificarsi dicendo di essere in città per lavoro, una versione che non ha trovato riscontro.

La perquisizione dello zaino di Picciulli ha fornito agli inquirenti prove schiaccianti: all’interno sono stati trovati i cellulari delle vittime, gli oggetti preziosi sottratti e il cacciavite utilizzato per minacciarle. Ma a destare particolare preoccupazione è stato il ritrovamento di diverse fascette da elettricista. Un dettaglio che alimenta il sospetto che l’aggressione non sia stata un gesto impulsivo, ma un’azione premeditata. Ai militari l’uomo ha dichiarato di trovarsi in zona “per lavoro”, ma i domicili forniti si sono rivelati inesistenti e nessun riscontro conferma la sua versione. Proprio l’assenza di spiegazioni chiare sui motivi della sua presenza in Lombardia rappresenta uno dei punti su cui si concentra ora l’indagine, insieme alla verifica di eventuali contatti o movimenti precedenti all’aggressione.

Le accuse a carico del 40enne, già noto alle forze dell’ordine per precedenti di furto e resistenza, sono pesantissime: violenza sessuale, sequestro di persona e rapina, a cui si aggiungono quelle di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.

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