Caserta, detenuto aggredisce medici e poliziotti in ospedale

di Redazione

Mattinata di tensione all’ospedale di Caserta, dove un detenuto di 34 anni, trasferito dal carcere di Santa Maria Capua Vetere per una visita nel reparto di maxillo-facciale, ha dato in escandescenze aggredendo medici e agenti della Polizia Penitenziaria.

“Un detenuto romano di 34 anni è stato trasportato dal carcere di Santa Maria Capua Vetere all’ospedale di Caserta per una visita presso il reparto maxillo-facciale – ha spiegato Vincenzo Berrini, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) –. L’uomo pretendeva di dire al medico cosa fare in termini di cure e diagnosi e, quando il personale sanitario ha tentato di riportarlo alla calma, ha iniziato ad agitarsi e ha colpito un secondo medico. A quel punto gli uomini della scorta sono stati costretti a intervenire. Contenuto dai poliziotti, il detenuto si è scagliato anche contro di loro, ferendoli e minacciandoli”.

Secondo il sindacalista, “si è trattato di una situazione davvero rischiosa, a cui deve seguire un sentito plauso ai colleghi intervenuti per avere operato in emergenza e nel rispetto dei protocolli”. Anche il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha espresso preoccupazione per l’episodio: “Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari. L’evento è stato particolarmente critico perché avvenuto in un ospedale, alla presenza di altri ricoverati e familiari, ma è stato gestito al meglio dalla Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici”.

Capece ha sottolineato come “aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come risse e tentati suicidi, siano purtroppo all’ordine del giorno” nelle carceri campane, ribadendo la necessità di “un nuovo modello custodiale” per fronteggiare le costanti criticità del sistema penitenziario. “Le unità di Polizia Penitenziaria – ha aggiunto Capece – sono costrette a confrontarsi ogni giorno con difficoltà operative enormi, anche per il ricorso sistematico a visite mediche in ospedali e centri esterni, che comportano un massiccio impiego di personale di scorta a causa della diffusa presenza di patologie tra i detenuti. Per il Sappe è stato un errore abolire la sanità penitenziaria e delegare tutto alle Aziende Sanitarie Locali”.

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