Milano, sgomberato il centro sociale Leoncavallo: eseguito ordine di sfratto dopo 30 anni

di Redazione

La lunga occupazione del Leoncavallo è finita all’alba. Con un intervento coordinato dalla polizia e dall’ufficiale giudiziario, è stato eseguito lo sfratto nei confronti dello storico centro sociale di Milano, situato in via Watteau, attivo dal 1994. La struttura, considerata da più generazioni un punto di riferimento culturale e politico alternativo nel capoluogo lombardo, era finita da tempo nel mirino dei proprietari dell’area, la famiglia Cabassi, e del ministero dell’Interno. Il provvedimento era stato rinviato oltre un centinaio di volte. A novembre 2024, lo Stato era stato addirittura condannato a risarcire i Cabassi con 3 milioni di euro per il mancato sgombero.

Meloni: “Nessuna zona franca, lo Stato fa rispettare la legge” – Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rivendicato l’azione delle forze dell’ordine come “un segnale di legalità”: “Non ci sono zone franche, il governo fa rispettare la legge”.

Salvini: “Afuera, ora si cambia” – Il vicepremier Matteo Salvini ha accolto lo sgombero con toni trionfalistici, scrivendo su X: “Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!”.

Piantedosi: “Finisce una lunga stagione di illegalità” – Anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha rivendicato l’operazione come parte di una più ampia strategia del governo: “Lo sfratto del centro sociale Leoncavallo segna la fine di una lunga stagione di illegalità. Per trent’anni quell’immobile è stato occupato abusivamente. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell’occupazione. Oggi finalmente viene ristabilita la legalità. Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive. Dall’inizio del nostro mandato sono già stati sgomberati quasi 4mila immobili. Lo sgombero del Leoncavallo è solo un altro passo di una strategia costante e determinata che porteremo ancora avanti”.

Sala: “Il Comune non era stato avvisato” – Decisamente diversa la posizione del sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha lamentato la totale assenza di comunicazione tra la Prefettura e Palazzo Marino: “Ieri ero a Palazzo Marino, impegnato in incontri di lavoro. Ho delegato il vicecomandante della polizia locale a partecipare al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, che si tiene ogni mercoledì. In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo. Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite. Ho ricevuto in mattinata la notizia dal prefetto”. Sala ha poi espresso una valutazione politica e culturale sull’esperienza del Leoncavallo: “È un valore storico e sociale nella nostra città. Deve continuare a fare cultura in contesto di legalità”.

Appello in diretta durante lo sgombero – Mentre le forze dell’ordine procedevano con l’esecuzione del provvedimento, gli attivisti del centro sociale hanno lanciato un appello sui social: “Ci stanno sgomberando! Accorrete numerosi in via Watteau”. Nessuna tensione si è registrata durante l’operazione, ma il presidio degli attivisti si è allargato nel corso della mattinata.

Un nuovo spazio in via San Dionigi? – Nei mesi scorsi, l’associazione Mamme del Leoncavallo aveva presentato una manifestazione d’interesse al Comune per un immobile in via San Dionigi, che avrebbe potuto rappresentare una soluzione per la sede futura del centro sociale. Dopo l’abbandono dell’originaria sede di via Leoncavallo, fondata nel 1975, lo spazio di via Watteau era diventato il nuovo punto nevralgico dell’esperienza autogestita. Oggi, trent’anni dopo, quella pagina sembra chiudersi per sempre.

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